Il filosofo di campagna, libretto, Mosca, Università Imperiale, 1774

 pace per me non v’è.
 
 SCENA IV
 
 Detti
 
 LESBINA
 (Obligata da ver del complimento).
 DON TRITEMIO
 (Ho un tantin di paura).
355Orsù, della mia figlia
 ho capito il rossor che cosa sia.
 Quel che voglia colui vado a sentire;
 poi la discorrerem. S’ha da finire. (In atto di partire)
 LESBINA
 Sì signor, dite bene.
 DON TRITEMIO
                                        Si sì fraschetta,
360tu alimentasti dell’amante il foco.
 Vado, ritorno. Parlerem fra poco.
 LESBINA
 
    Una ragazza
 che non è pazza
 la sua fortuna
365sprezzar non sa.
 
    Voi lo sapete;
 voi m’intendete,
 questo mio core
 si scoprirà.
 
370   Anche l’agnella,
 la tortorella
 il suo compagno
 cercando va.
 
 SCENA V
 
 Campagna.
 
 NARDO sonando il chitarrinno, cantando, e poi RINALDO
 
 NARDO
 
    Amor se vuoi così,
375quel che tu vuoi farò.
 Io m’accompagnerò
 in pace e sanità
 ma la mia libertà
 perciò non perderò.
380Penare, signor no.
 Soffrir, gridare, oibò!
 
    Voglio cantare,
 voglio sonare,
 voglio godere
385fin che si può.
 
 RINALDO
 Galantuom siete voi
 quello che Nardo ha nome?
 NARDO
                                                    Signorsì.
 RINALDO
 Cerco appunto di voi.
 NARDO
                                          Eccomi qui.
 RINALDO
 Ditemi, è ver che voi
390aveste la parola
 da don Tritemio per la sua figliuola?
 NARDO
 Sì signore l’ho avuta;
 la ragazza ho veduta,
 mi piace il viso bello
395e le ho dato stamane ancor l’anello.
 RINALDO
 Sapete voi qual dote
 recherà con tai nozze al suo consorte?
 NARDO
 Ancor nol so...
 RINALDO
                             Colpi, ferite e morte.
 NARDO
 Bagattelle, signor! E su qual banco
400investita sarà, padrone mio?
 RINALDO
 Sul dorso vostro e il pagator son io.
 NARDO
 Buono, si può sapere
 almen per cortesia
 perché vossignoria
405con generosità
 allo sposo vuol far tal carità?
 RINALDO
 Perché di don Tritemio
 amo anch’io la figliuola,
 perché fu da lei stessa
410data la sua promessa a me di sposo;
 perché le siete voi troppo odioso.
 NARDO
 Dite da ver?
 RINALDO
                          Non mentono i miei pari.
 NARDO
 E i pari miei non sanno
 per puntiglio sposare il lor malanno.
415Se la figlia vi vuol, vi prenda pure,
 se mi burla e mi sprezza, io non ci penso.
 So anch’io colla ragion vincere il senso.
 Vi ringrazio d’avermi
 avvisato per tempo.
420Ve la cedo, signor, per parte mia,
 che già di donne non v’è carestia.
 RINALDO
 Ragionevole siete,
 giustamente dal popolo stimato;
 filosofo chiamato con ragione,
425superando sì presto la passione.
 Voi l’avete ceduta. A don Tritemio
 la cosa narrerò tutta com’è
 e se contrasta, avrà da far con me. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 NARDO, poi LESBINA
 
 NARDO
 Pazzo sarei da vero,
430se a costo d’una lite,
 se a costo di temere anco la morte
 procurar mi volessi una consorte.
 Amo la vita assai;
 fuggo, se posso, i guai,
435bramo sempre la pace in casa mia
 e non intendo altra filosofia.
 LESBINA
 Sposo, ben obligata.
 M’avete regalata.
 Anch’io, quando potrò,
440qualche cosetta vi regalerò.
 NARDO
 No no, figliuola cara,
 dispensatevi pur da tal finezza.
 Quand’ho un poco di bene, mi consolo;
 ma quel poco di ben lo voglio solo.
 LESBINA
445Che dite? Io non v’intendo.
 NARDO
                                                    Chiaramente
 dunque mi spiegherò.
 Siete impegnata, il so, con altro amico
 e a me di voi non me n’importa un fico.
 LESBINA
 V’ingannate, lo giuro, e chi è codesto
450con cui di me si crede
 impegnata la fede?
 NARDO
                                      È un forastiero
 che mi par cavaliero,
 giovane, risoluto, ardito e caldo.
 LESBINA
 (Ora intendo il mister. Sarà Rinaldo).
455Credetemi, v’ingannate,
 vostra sono, il sarò, ve l’assicuro,
 a tutti i numi il giuro.
 Non ho ad alcuno l’amor mio promesso.
 Son ragazza e ad amar principio adesso.
 NARDO
460S’ella fosse così...
 LESBINA
                                  Così è purtroppo.
 Ma voi siete pentito
 d’essere mio marito,
 qualch’altra donna amate
 e per questo, crudel, mi discacciate.
 NARDO
465No, ben mio, no carina;
 siete la mia sposina e se colui
 o s’inganna o m’inganna o fu ingannato,
 dell’inganno sarà disinganato.
 LESBINA
 Dunque mi amate?
 NARDO
                                       Sì, v’amo di cuore.
 LESBINA
470Siete l’idolo mio.
 NARDO
                                  Siete il mio amore.
 
    Se non è nata nobile,
 che cosa importa a me?
 Di donna il miglior mobile
 la civiltà non è;
475il primo è l’onestà,
 secondo è la beltà;
 il terzo è la creanza;
 il quarto è l’abondanza;
 il quinto è la virtù;
480ma non si usa più.
 
    Servetta graziosa
 sarai la mia sposa,
 sarai la vezzosa
 padrona di me. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 Camera in casa di Tritemio.
 
 LESBINA, poi NARDO e CAPOCCHIO notaro, poi DON TRITEMIO
 
 LESBINA
485Oh se sapessi il modo
 di burlare il padron, far lo vorrei,
 basta; m’ingegnerò;
 tutto quel che so far tutto farò.
 NARDO
 Lesbina, eccosi qui; se don Tritemio
490ci ha mandati a chiamar perch’io vi sposi,
 lo farò volontier; ma non vorrei
 che vi nascesse qualche parapiglia,
 qualche imbroglio novel tra serva e figlia.
 LESBINA
 La cosa è accommodata,
495la figliuola sposata
 sarà col cavalier che voi sapete
 ed io vostra sarò, se mi volete.
 NARDO
 Don Tritemio dov’è?
 LESBINA
                                         Verrà a momenti.
 Signor notaro intanto
500prepari bello e fatto
 per un paio di nozze il suo contratto.
 CAPOCCHIO
 Come? Un contratto solo
 per doppie nozze? Oibò!
 Due contratti farò, se piace a lei,
505che non vuo’ dimezzar gli utili miei.
 LESBINA
 Ma facendone un solo
 fate più presto, avete doppia paga.
 CAPOCCHIO
 Quando è così, questa ragion m’appaga.
 NARDO
 Mi piace questa gente,
510della ragione amica,
 ch’ama il guadagno ed odia la fatica.
 LESBINA
 Presto dunque, signore,
 finché viene il padrone
 a scriver principiate.
 CAPOCCHIO
515Bene, principierò;
 ma che ho da far?
 LESBINA
                                    Scrivete, io detterò.
 CAPOCCHIO
 
    In questo giorno, etcaetera,
 dell’anno mille, etcaetera,
 promettono, si sposano...
520I nomi quali sono?
 
 LESBINA
 
 I nomi sono questi.
 (Oimè viene il padron).
 
 DON TRITEMIO
 Eh Lesbina eh!
 LESBINA
                               Signore.
 DON TRITEMIO
 Eugenia non ritrovo.
525Sai tu dov’ella sia?
 LESBINA
                                     No certamente.
 DON TRITEMIO
 Tornerò a ricercarla immantinente.
 Aspettate un momento
 signor notaro.
 LESBINA
                             Intanto
 lo faccio principiare. Io detto, ei scrive.
 DON TRITEMIO
530Benissimo.
 NARDO
                        La sposa
 non è Lesbina? (A don Tritemio)
 LESBINA
                                Certo;
 le spose sono due.
 Una Eugenia si chiama, una Lesbina.
 Con una scritturina
535due matrimoni si faranno, io spero.
 Non è vero padrone?
 DON TRITEMIO
                                         È vero. (Parte)
 LESBINA
 Presto signor notaro seguitate.
 NARDO
 Terminiamo l’affar.
 CAPOCCHIO
                                       Scrivo, dettate.
 
    In questo giorno, etcaetera.
540Dell’anno mille, etcaetera.
 Promettono... si sposano...
 I nomi quali sono?
 
 LESBINA
 
 I nomi sono questi:
 Eugenia con Rinaldo
545dei conti di Pancaldo.
 
 NARDO
 
 Dei Trottoli Lesbina
 con Nardo Ricottina.
 
 CAPOCCHIO
 
 Promettono... si sposano...
 La dote qual sarà?
 
 LESBINA
 
550   La dote della figlia
 saranno mille scudi.
 
 CAPOCCHIO
 
 Eugenia mille scudi
 pro dote cum etcaetera.
 
 NARDO
 
 La serva quanto avrà?
 
 LESBINA
 
555Scrivete; della serva
 la dote eccola qua;
 
    due mani assai leste
 che tutto san far.
 
 NARDO
 
 Scrivete. Duemila
560si puon calcolar.
 
 LESBINA
 
    Un occhio modesto,
 un animo onesto.
 
 NARDO
 
 Scrivete; seimila
 lo voglio apprezzar.
 
 LESBINA
 
565   Scrivete; una lingua
 che sa ben parlar.
 
 NARDO
 
 Fermate; cassate;
 tremila per questo
 ne voglio levar.
 
 CAPOCCHIO
 
570   Duemila, seimila,
 battuti tremila,
 saran cinquemila;
 ma dite di che?...
 
 LESBINA, NARDO A DUE
 
 Contenti ed affetti,
575diletti per me.
 
 A TRE
 
    Ciascuno lo vede,
 ciascuno lo credea
 che dote di quella
 più bella non v’è!
 
 DON TRITEMIO
 
580   Corpo di satanasso!
 Cieli son desperato
 ah! M’hanno assassinato.
 Arde di sdegno il cor.
 
 LESBINA, NARDO A DUE
 
    Il contratto è bello e fatto.
 
 CAPOCCHIO
 
585Senta, senta mio signor.
 
 DON TRITEMIO
 
    Dove la figlia è andata?
 Dove me l’han portata?
 Empio Rinaldo indegno,
 perfido rapitor.
 
 CAPOCCHIO
 
590   Senta senta mio signor.
 
 DON TRITEMIO
 
 Sospendete. Non sapete?
 Me l’ha fatta il traditor.
 
 LESBINA
 
    Dov’è Eugenia?
 
 DON TRITEMIO
 
                                   Non lo so.
 
 NARDO
 
 Se n’è ita?
 
 DON TRITEMIO
 
                       Se n’andò.
 
 CAPOCCHIO
 
595Due contratti?
 
 DON TRITEMIO
 
                              Signor no.
 
 CAPOCCHIO
 
    Casso Eugenia cum etcaetera
 non sapendosi, etcaetera,
 se sia andata o no etcaetera.
 
 TUTTI
 
    Oh che caso! Oh che avventura!
600Si sospenda la scrittura!
 Che dappoi si finirà.
 
    Se la figlia fu involata,
 a quest’ora è maritata
 e presente la servente
605quest’ancor si sposerà.
 
 Fine dell’atto secondo
 
 
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Luogo campestre con casa rustica di Nardo.
 
 RINALDO solo
 
 RINALDO
 Di Nardo nell’albergo,
 che fu già mio rival, ci porta il fato
 ma Nardo ho rittrovato
 meco condiscendente e non pavento.
610Ed ho cor d’incontrare ogni cimento.
 
    Se ai vaghi lumi tuoi
 cara mi accesse amore
 chiedi ad amor se puoi
 tutto sperar da me.
 
615   Amor dirà che fido
 difenderti saprai
 dal giorno che imparai
 a sospirar per te.
 
 SCENA II
 
 DON TRITEMIO e poi LESBINA
 
 DON TRITEMIO
 Figlia figlia sgraziata
620dove sei? Non ti trovo. Ah se Rinaldo
 mi capita alle mani,
 lo vuo’ sbranar, come fa l’orso i cani.
 LESBINA
 Signor, che cosa avete
 che sulle furie siete?
625Fin là dentro ho sentito
 che siete malamente inviperito.
 DON TRITEMIO
 Ah! Son assassinato!
 M’ha la figlia involato,
 non la trovo, non so dov’ella sia.
 LESBINA
630E non vi è altro?
 DON TRITEMIO
                                 Una minchioneria.
 LESBINA
 Eugenia vostra figlia
 è in sicuro, signor, ve lo prometto,
 è collo sposo suo nel nostro tetto.
 DON TRITEMIO
 Là dentro?
 LESBINA
                       Signorsì.
 DON TRITEMIO
635Collo sposo?
 LESBINA
                          Con lui.
 DON TRITEMIO
                                           Ma Nardo dunque...
 LESBINA
 Nardo signor l’ha a caro,
 per ordin suo vuo a prender il notaro. (Parte)
 
 SCENA III
 
 DON TRITEMIO, poi NARDO
 
 DON TRITEMIO
 Oh questa sì che è bella!
 Nardo, a cui l’ho promessa,
640me l’ha fatta involar? Per qual ragione?
 Sì sì, l’ha fatta da politicone.
 Eugenia non voleva.
 Rinaldo pretendeva.
 Ei l’ha menata via.
645Anche questa sarà filosofia.
 NARDO
 Io crepo dalle risa.
 Oh che caso ridicolo e giocondo!
 Oh che gabbia di pazzi è questo mondo.
 DON TRITEMIO
 (Eccolo qui l’amico).
 NARDO
                                        (Ecco il buon padre).
 DON TRITEMIO
650Galantuomo, che fa la figlia mia?
 NARDO
 Bene, ai comandi di vossignoria.
 DON TRITEMIO
 Rapirmela mi pare
 una bella insolenza.
 NARDO
 La cosa è fatta e vi vorrà pazienza.
 DON TRITEMIO
655E lei, quella sfacciata,
 cosa dice di me?
 NARDO
                                 Non dice niente.
 DON TRITEMIO
 Non teme il padre?
 NARDO
                                      Non l’ha neanco in mente.
 DON TRITEMIO
 Basta, chi ha fatto il male
 farà la penitenza.
660Dote non ne darò certo, certissimo.
 NARDO
 Sì sì, fate benissimo.
 Stimo que’ genitori,
 che profittan dei figli anco gli errori.
 DON TRITEMIO
 Dov’è? La vuo’ veder.
 NARDO
                                          Per ora no.
 DON TRITEMIO
665Eh lasciatemi andar...
 NARDO
                                           Ma non si può.
 DON TRITEMIO
 La volete tener sempre serrata?
 NARDO
 Sì, fino ch’è sposata.
 DON TRITEMIO
 Questa è una mal’azzion che voi mi fate.
 NARDO
 No, caro amico, non vi riscaldate.
 DON TRITEMIO
670Mi riscaldo, perché
 si poteva con me meglio trattare.
 Se l’aveva promessa,
 lo sposo aveva le ragioni sue.
 NARDO
 I sposi erano due,
675v’erano dei contrasti, onde per questo
 quel che aveva più amor fatto ha più presto.
 DON TRITEMIO
 Io l’ho promessa a voi.
 NARDO
 Ma lei voleva il suo Rinaldo amato.
 DON TRITEMIO
 Ma questo...
 NARDO
                          Or su, quello ch’è stato è stato.
 DON TRITEMIO
680È ver; non vuo’ impazzire;
 l’ho trovata alla fine e ciò mi basta.
 Doppo il fatto si loda.
 Chi l’ha avuta l’ha avuta e se la goda.
 
 Aria
 
    Per donne non voglio
685né pena né imbroglio,
 mi piace la pace
 del mio cor.
 
 SCENA IV
 
 NARDO, poi LESBINA
 
 NARDO
 Nato son contadino,
 non ho studiato niente;
690ma però colla mente
 talor filosofando a discrezione
 trovo di molte cose la ragione
 e vedo chiaramente
 che interesse, superbia, invidia e amore
695hanno la fonte lor nel nostro core.
 LESBINA
 Ma cappari! Si vede,
 affé, che mi volete poco bene.
 Nel giardino v’aspetto e non si viene.
 NARDO
 Un affar di premura
700m’ha trattenuto un poco,
 concludiam, se volete, in questo loco.
 LESBINA
 Il notaro dov’è?
 NARDO
                                Là dentro. Ei scrive
 il solito contratto
 e si faranno i due sponsali a un tratto.
 LESBINA
705Ma s’Eugenia fuggì...
 NARDO
                                         Fu ritrovata.
 Là dentro è ricovrata
 e si fa con Rinaldo l’instrumento.
 LESBINA
 Don Tritemio che dice?
 NARDO
                                              Egli è contento.
 LESBINA
 Dunque, quando è così, facciamo presto.
710Andiam caro sposino.
 NARDO
 Aspettate, Lesbina, anche un pochino.
 LESBINA
 (Non vorrei che venisse...)
 NARDO
                                                   A me badate,
 prima che mia voi siate,
 a voi vuo’ render note
715alcune condizion sopra la dote.
 LESBINA
 Ho inteso il genio vostro.
 Non vi sarà pericolo
 che vi voglia spiacer neanche d’un piccolo.
 NARDO
 Quando è così mia cara
720porgetemi la mano.
 LESBINA
                                       Eccola pronta.
 NARDO
 Del nostro matrimonio
 invochiamo Cupido in testimonio.
 LESBINA
 
    Lieti canori augelli
 che tenerelli amate,
725deh testimon voi siate
 del mio sincero amor.
 
 NARDO
 
    Alberi, piante e fiori
 i vostri ascosi ardori
 insegnino a due sposi
730il naturale amor.
 
 LESBINA
 
    Par che l’augel risponda:
 «Ama la sposa ognor».
 
 NARDO
 
    Dice la terra e l’onda:
 «Ama lo sposo ancor».
 
 LESBINA
 
735   La rondinella
 vezzosa e bella
 solo il compagno
 cercando va.
 
 NARDO
 
    L’olmo e la vite,
740due piante unite
 ai sposi insegnano
 le fedeltà.
 
 LESBINA
 
    Io son la rondinella
 ed il rondon tu sei.
 
 NARDO
 
745Tu sei la vite bella,
 io l’olmo esser vorrei.
 
 LESBINA
 
    Rondone fido
 nel caro nido
 vieni, t’aspetto.
 
 NARDO
 
750Prendimi stretto
 vite amorosa,
 diletta sposa.
 
 A DUE
 
    Soave amore,
 felice ardore,
755alma del mondo,
 vita del cor.
 
    No, non si trova,
 no, non prova
 più bella pace,
760più caro ardor. (Partono ed entrano nella casa)
 
 SCENA V
 
 DON TRITEMIO
 
 DON TRITEMIO
 Diamine! Che ho sentito?
 Di Lesbina il marito
 pare che Nardo sia.
 Che la filosofia
765colle ragioni sue
 accordasse ad un uom sposarne due?
 Quel che pensar non so.
 All’uscio picchierò. Verranno fuori;
 scoprirò i tradimenti e i traditori.
 
 SCENA VI
 
 LESBINA e ditto
 
 LESBINA
770Chi è qui?
 DON TRITEMIO
                       Ditemi presto,
 cosa si fa là dentro?
 LESBINA
 Finito è l’istromento;
 si fan due matrimoni.
 Tra gli altri testimoni,
775che sono cinque o sei,
 se commanda venir, sarà anco lei.
 DON TRITEMIO
 Questi sposi quai son?
 LESBINA
                                            La vostra figlia
 col cavalier Rinaldo.
 DON TRITEMIO
 Cospetto! Mi vien caldo.
 LESBINA
780E l’altro, padron mio,
 è la vostra Lesbina che son io.
 DON TRITEMIO
 Come? Lesbina? Ohimè! No non lo credo.
 LESBINA
 Eccoci tutti tre.
 DON TRITEMIO
                               Ahi! Cosa vedo!
 RINALDO
 
    Ah mio signor perdono,
785suocero per pietà.
 
 LESBINA
 
    Sposa, signor, io sono.
 
 NARDO
 
 Quest’è la verità.
 
 DON TRITEMIO
 
    Perfidi, scelerati.
 Vi siete accomodati?
790Senza la figlia mesto,
 senza la sposa resto.
 Che bella carità!
 
 LESBINA
 
    Quando di star vi preme
 con una sposa insieme,
795ecco, signor, son qua.
 
 DON TRITEMIO
 
    Per far dispetto a lei,
 per disperar colei,
 presto mi sposerò.
 
 TUTTI
 
    Sia per diletto,
800sia per dispetto
 amore al core
 piacer darà.
 
 
 Fine
 
 
 IL FILOSOFO DI CAMPAGNA
 
 
    Dramma giocoso per musica di Poliseno Fegegio, pastor arcade, da rappresentarsi nel teatro di Piazza di Vicenza nel carnovale de l’anno 1767, dedicato all’illustrissime signore dame e cavalieri.
    In Vicenza, per Carlo Bressan, con licenza de’ superiori.
 
 Nobilissime dame e cavalieri amplissimi,
    esce di campagna il piacevole nostro filosofo, per venire alla città e presentarsi a voi, gentilissime dame, compitissimi cavalieri, desideroso già da molt’anni di lasciarsi rivedere e recarvi ancor nel presente carnovale trattenimento e sollazzo. Da le altre fiate, in cui ebbe l’onore di por il piede su queste scene e incontrar fortunato il pubblico e particolar gradimento, promettesi anche al presente dalla natia inalterabile gentilezza vostra ugual ventura e confida in voi trovare non dissimile benigna accoglienza. Eccolo adunque con tal fiducia esporsi ora pure lieto e sicuro ai pubblici sguardi; e tanto più ch’egli sen viene favorito dall’ombra possente dell’autorevole vostro patrocinio, onde in virtù de’ gloriosi auspici vostri più che de’ propri suoi meriti, a sé attraendo numeroso concorso di spettattori, e si consoli in veder non deluse le sue speranze e venga con ciò ad accrescere il coraggio anche al novello impressario, il quale altro maggiormente non desiderando che di affaticare incessantemente per il maggior vostro piacere, ambisce l’alto onore di farsi vie più sempre conoscere per quello che umilmente e sinceramente ora si protesta di vostre signorie illustrissime umilissimo divotissimo ossequiosissimo servitore.
 
    L’impressario
 
 
 PERSONAGI
 
 PARTI SERIE
 
 EUGENIA figlia nubile di don Tritemio
 (la signora Regina De Luca)
 RINALDO gentilomo amante di Eugenia
 (la signora Maria Capellini)