Il filosofo di campagna, libretto, Torino, Guibert e Orgeas, 1777

 DON TRITEMIO
 Tu sei un bocconcino
 per il tuo padroncino.
 LESBINA
                                          Oh oh, sentite
 un’altra canzonetta ch’ho imparata
120sul proposito mio dell’insalata.
 
    Non raccoglie le mie foglie
 vecchia mano di pastor;
 
    voglio un bello pastorello
 e vo’ star nel prato ancor.
 
 SCENA III
 
 DON TRITEMIO, poi RINALDO
 
 DON TRITEMIO
125Allegoricamente
 m’ha detto che con lei non farò niente.
 Ma pure io mi lusingo
 che a forza di finezze
 tutto supererò;
130e col tempo con lei tutto farò.
 Per or d’Eugenia mia
 liberarmi mi preme. Un buon partito
 Nardo per lei sarà, ricco, riccone,
 un villano, egli è ver, ma sapientone.
 RINALDO
135(Ecco della mia bella
 il genitor felice).
 DON TRITEMIO
 Per la villa si dice
 che Nardo ha un buono stato
 e da tutti filosofo è chiamato.
 RINALDO
140(Sorte, non mi tradir). Signor... (A don Tritemio)
 DON TRITEMIO
                                                             Padrone.
 RINALDO
 S’ella mi permettesse,
 le direi due parole.
 DON TRITEMIO
 Anche quattro n’ascolto e più se vuole.
 RINALDO
 Non so se mi conosca.
 DON TRITEMIO
                                          Non mi pare.
 RINALDO
145Di me si può informare;
 son cavaliere e sono i beni miei
 vicini a’ suoi.
 DON TRITEMIO
                            Mi rallegro con lei.
 RINALDO
 Ella ha una figlia.
 DON TRITEMIO
                                   Sì signor.
 RINALDO
                                                       Dirò...
 Se fossi degno... Troppo ardire è questo...
150Ma mi sprona l’amore.
 DON TRITEMIO
                                            Intendo il resto.
 RINALDO
 Dunque, signor...
 DON TRITEMIO