Lo frate ’nnamorato, libretto, Napoli, De Biase, 1732

 Per lo più i cittadini
 hanno pochi quattrini e troppe voglie;
245e non usano molto amar la moglie.
 Per pratica commune
 nelle cittadi usata,
 è maggiore l’uscita dell’entrata.
 LENA
 Il signor don Tritemio
250è cittadino, e pure
 così non usa?
 NARDO
                            È vero,
 ma in villa se ne sta,
 perché nella città vede il pericolo
 d’esser vizioso o diventar ridicolo.
 LENA
255Della figliuola sua
 v’han proposte le nozze, io ben lo so.
 NARDO
 Ed io la sposerò,
 perché la dote e il padre suo mi piace
 con patto che non sia
260gonfia di vento e piena d’albagia.
 LENA
 L’avete ancor veduta?
 NARDO
 Ieri solo è venuta.
 Oggi la vederò.
 LENA
                               Dunque chi sa
 s’ella vi piacerà.
 NARDO
                                Basta non abbia
265visibili magagne;
 sono le donne poi tutte compagne.
 LENA
 Ammogliatevi presto signor zio
 ma voglio poscia maritarmi anch’io.
 
    Di questa poverella
270abbiate carità.
 Io son un’orfanella
 che madre più non ha;
 voi siete il babbo mio.
 Vedete caro zio
275ch’io cresco nell’età.
 
    La vostra nipotina
 vorrebbe poverina...
 Sapete... M’intendete...
 Movetevi a pietà. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 NARDO solo
 
 NARDO
280Sì signora, non dubiti,
 che contenta sarà;
 la si mariterà la poverina;
 ma la vuo’ maritar da contadina.
 Ecco il mondo è così; niuno è contento
285del grado in cui si trova
 e lo stato cambiar ognun si prova.
 Vorrebbe il contadino
 diventar cittadino, il cittadino
 cerca nobilitarsi
290ed il nobile ancor vorrebbe alzarsi.
 D’un gradino alla volta
 qualchedun si contenta;
 alcuno due o tre ne fa in un salto;
 ma lo sbalzo è peggior quand’è più alto.
 
295   Vedo quell’albero
 ch’ha un pero grosso;
 pigliar nol posso;
 si sbalzi in su;
 
    ma fatto un salto,
300salito in alto
 vedo un perone
 grosso assai più;
 
    prender lo bramo,
 m’alzo sul ramo,
305vado più in su
 ma poi precipito
 col capo in giù. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 Cortile con porte laterali.
 
 EUGENIA e RINALDO
 
 EUGENIA
 Di grazia andate via. Se vien mio padre,
 se con me vi ritrova. Andate... Io dubito.
 RINALDO
310Un’altra parolina e parto subito.
 Dite se mia sarete.
 EUGENIA
                                     A’ numi il giuro
 non sarò d’altri mai.
 RINALDO
                                        Numi pietosi,
 deità protettrici
 del coniugale amor, se all’are vostre
315di fervidi sospir porsi devoto
 odorosi profumi, udite il voto.
 E tu pronuba Giuno...
 EUGENIA
                                           Ohimè! Chi viene?
 RINALDO
 Non temete, è Lesbina.
 EUGENIA
                                             Io vivo in pene.
 
 SCENA IX
 
 LESBINA e detti
 
 LESBINA
 V’è chi cerca di voi, signora mia.
 EUGENIA
320Il genitore?
 LESBINA
                         Oibò sta il mio padrone
 col suo fattore e contano denari
 né si spiccia sì presto in tali affari.
 RINALDO
 Dunque chi è che la domanda?
 LESBINA
                                                           Bravo!
 Come siete curioso?
325Chi la cerca, signore, è il di lei sposo.
 RINALDO
 Come?
 EUGENIA
                 Che dici?