Lo frate ’nnamorato, libretto, Napoli, De Biase, 1732

 pare che Nardo sia.
 Che la filosofia
1465colli ragioni sue
 accordasse ad un uom sposarne due?
 Quel che pensar non so;
 all’uscio picchierò. Verranno fuori;
 scoprirò i tradimenti e i traditori.
 
 SCENA XI
 
 LA LENA e detto, poi tutti
 
 LA LENA
1470Chi è qui?
 DON TRITEMIO
                       Ditemi presto,
 cosa si fa là dentro?
 LA LENA
 Finito è l’instrumento;
 si fan due matrimoni.
 Tra gli altri testimoni,
1475che sono cinque o sei,
 se comanda venir, sarà anco lei.
 DON TRITEMIO
 Questi sposi quai son?
 LA LENA
                                            La vostra figlia
 col cavalier Rinaldo.
 DON TRITEMIO
 Cospetto! Mi vien caldo.
 LA LENA
1480E l’altro, padron mio,
 è la vostra Lesbina con mio zio.
 DON TRITEMIO
 Come? Lesbina oimè! No non lo credo.
 LA LENA
 Eccoli tutti quattro.
 DON TRITEMIO
                                      Ahi! Cosa vedo?
 EUGENIA
 
    Ah genitor, perdono...
 
 RINALDO
 
1485Suocero, per pietà...
 
 LESBINA
 
    Sposa, signor, io sono.
 
 NARDO
 
 Quest’è la verità.
 
 DON TRITEMIO
 
    Perfidi scelerati,
 vi siete accomodati?
1490Senza la figlia mesto,
 senza la sposa resto.
 Che bella carità!
 
 LA LENA
 
    Quando di star vi preme
 con una sposa insieme,
1495ecco per voi son qua.
 
 DON TRITEMIO
 
    Per far dispetto a lei,
 per disperar colei,
 Lena mi sposerà.
 
 TUTTI
 
    Sia per diletto,
1500sia per dispetto,
 amore al core
 piacer darà.
 
 
 Fine del dramma giocoso
 
 
 IL FILOSOFO IN VILLA
 
 
    Dramma giocoso in musica da recitarsi in Civitanova nel carnevale dell’anno 1769, dedicato al nobiluomo signor Giuseppe Compagnoni Marefoschi, marchese di Sambuci e signore di Vallepietra, patrizio maceratese.
    Loreto, pel Sartori, stampatore vescovile e pubblico, con permissione.
 
 
 ATTORI
 
 PARTI SERIE
 
 EUGENIA figlia nubile di don Tritemio
 (signor Pietro Cimei)
 RINALDO gentiluomo amante d’Eugenia
 (signor Emiddio Ancellotti)
 
 PARTI BUFFE
 
 NARDO ricco contadino detto il Filosofo
 (signor Giuseppe Strinati)
 LESBINA cameriera in casa di don Tritemio
 (signor Francesco Vagni)
 DON TRITEMIO cittadino abitante in villa
 (signor Paolo Moreschini)
 LENA nipote di Nardo
 (signor Tommaso Albertini)
 CAPOCCHIO notaro della villa
 (signor Giuseppe Sacconi)
 
    La poesia è di Polisseno Fegeio, pastor arcade. La musica è del celebre maestro di cappella signor Baldassarre Galuppi detto Buranello.
 
 Illustrissimo signore,
    il desiderio di dare una pubblica testimonianza di quella particolare stima ed ossequio che professiamo a vostra signoria illustrissima ci spinge a freggiare il presente dramma col rispettabilissimo nome vostro. Conosciamo benissimo che o si consideri il merito della vostra e per chiarezza di sangue e per nobiltà di costumi e per ogn’altro titolo riguardevolissima persona, o si riguardi la tenuità dell’offerta saremo facilmente tacciati o di poco accorti o di troppo ardimentosi; ma il vostro amore alle lettere ed alle belle arti, il vostro genio alla musica e quella protezione che sempre avete accordato agl’amanti della medesima ci ha fatto credere che ingrata non vi sarebbe riuscita un’offerta in cui sì l’uno che l’altro trovato avrebbe di che compiacersi. Degnatevi dunque di gradire questa testimonianza del nostro rispetto ed accordandoci la vostra protezione ed il vostro gradimento dateci a dimostrare che non ci siamo ingannati e profondamente ci rassegniamo di vostra signoria illustrissima umilissimi devotissimi obbligatissimi servitori.
 
    Gl’impressari
    Civitanova, 2 gennaio 1769
 
 
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Giardino in casa di don Tritemio.
 
 EUGENIA con un ramo di gelsomini, LESBINA con una rosa in mano
 
 EUGENIA
 
    Candidetto gelsomino
 che sei vago in sul matino,
 perderai, vicino a sera,
 la primiera tua beltà.
 
 LESBINA
 
5   Vaga rosa, onor de’ fiori,
 fresca piaci ed innamori
 ma vicino è il tuo flagello
 e il tuo bello sparirà.
 
 A DUE
 
    Tal di donna la bellezza
10più che fresca, più s’apprezza,
 s’abbandona, allorché perde
 il bel verde dell’età.
 
 EUGENIA
 Basta, basta, non più.
 Che codesta canzon, Lesbina mia,
15troppo mi desta in sen malinconia.
 LESBINA
 Anzi cantarla spesso,
 padrona, io vi consiglio,
 per sfuggir della rosa il rio periglio.
 EUGENIA
 Ah che sotto d’un padre
20asprissimo e severo
 far buon uso non spero
 di questa età che della donna è il fiore,
 troppo, troppo nemico ho il genitore.
 LESBINA
 Pur delle vostre nozze
25lo intesi ragionar.
 EUGENIA
                                   Nozze infelici
 sarebbero al cuor mio le divisate
 dall’avarizia sua. Dell’uomo vile,
 che Nardo ha nome, ei mi vorria consorte.
 L’abborisco e mi scelgo anzi la morte.
 LESBINA
30Non così parlareste,
 s’ei proponesse al vostro cor Rinaldo.
 EUGENIA
 Lesbina... Ohimè...
 LESBINA
                                      V’ho fatto venir caldo?
 Vi compatisco; un cavalier gentile
 in tutto a voi simile,
35nell’età, nel costume e nell’amore,
 far potrebbe felice il vostro cuore.
 EUGENIA
 Ma il genitor mi nega...
 LESBINA
 Si supplica, si prega,
 si sospira, si piange e se non basta
40si fa un puo’ la sdegnosa e si contrasta.
 EUGENIA
 Ah mi manca il coraggio.
 LESBINA
                                                Io vi offerisco
 quel che so, quel che posso. È ver che sono
 in un’età da non prometter molto;
 ma posso, se m’impegno,
45far valere per voi l’arte e l’ingegno.
 EUGENIA
 Cara di te mi fido. Amor, pietade
 per la padrona tua serba nel seno;
 se non felice appieno,
 almen fa’ ch’io non sia sì sventurata.
 LESBINA
50Meglio sola che male accompagnata.
 Così volete dir; sì sì v’intendo.
 EUGENIA
 Dunque da te qualche soccorso attendo.
 
    Se perde il caro lido,
 sopporta il mar che freme,
55lo scoglio è quel che teme
 il misero nochier.
 
    Lontan dal caro bene
 soffro costante e peno;
 ma questo cuore almeno
60rimanga in mio poter.
 
 SCENA II
 
 LESBINA, poi DON TRITEMIO
 
 LESBINA
 Povera padroncina!
 Affé la compatisco.
 Quest’anch’io la capisco.
 Insegna la prudenza,
65se non si ha quel che piace, è meglio senza.
 DON TRITEMIO
 Che si fa, signorina?
 LESBINA
 Un po’ d’insalatina
 raccogliere volea per desinare.
 DON TRITEMIO