Lo frate ’nnamorato, libretto, Napoli, De Bejase, 1734

 SCENA IX
 
 Nena e Nina
 
 NENA
 Di contenti si cari
250con lei, Nina, mi allegro.
 NINA
 Godo, Nena con lei
 d'allegrezze si belle.
 NENA
 Sposa, vi riverisco.
 NINA
 Vi riverisco, sposa.
 NENA
                                     Ah cieli!
 NINA
                                                       Ah stelle!
 NENA
255E 'l zio, per sodisfare a i desir suoi,
 poco cura di noi, del nostro danno?
 NINA
 Qual destino tiranno
 volle che il genitor tolto da morte
 si per tempo ne fusse?
 NENA
                                            E qual rea sorte
260del perduto germano
 non fe averne più nuova?
 NINA
                                                 A un zio crudele
 non saremmo or soggette.
 NENA
                                                  Or che faremo?
 NINA
 Al fin si vaghi sposi impalmeremo.
 NENA
 Pria mi fulmini il ciel.
 NINA
                                           Ma tu raggione
265di lagnarti non hai.
 NENA
                                      Perché?
 NINA
                                                       Il tuo sposo
 giovane al fin sarebbe; io, io meschina
 con un vecchio miei dì pianger dovrei.
 Non è forse così?
 NENA
                                  Tu burli, Nina.
 NINA
 Da senno ti parl'io: di lui potresti
270esser contenta.
 NENA
                              Eh taci, o parla d'altro.
 NINA
 (Non le piace il mio dir: per quell'oggetto,
 che m'innamora, ella ha piagato il petto).
 NENA
 (Suo dire accorto, e scaltro
 intendo io ben: per quella fiamma istessa
275onde acceso è il mio cor, si strugge anch'essa).
 NINA
 Dunque del mio consiglio
 avvaler non ti vuoi? Così tua pace
 avresti, o Nena.
 NENA
                                Io pace tal non curo.
 NINA
 E ti contenti, oh Dio!...
 NENA
280Nina, pensa al tuo mal: ch'io penso al mio.
 NINA
 
    Tu non curi i detti miei,
 ben lo vedo, e so perché.
 D'altro oggetto amante sei;
 ma, se a te nemico è il fato,
285non ti giova il contrastar.
 
    Il tuo cuore innamorato
 si consuma, e so per chi.
 Ma, se paga esser non puoi,
 che far vuoi?
290Lascia, o misera, d'amar.