Lo frate ’nnamorato, libretto, Napoli, De Bejase, 1734

 (È ridicolo invero).
 CAPOCCHIO
                                      Ecco, signore,
 l’istrumento rogato
 d’un ricco marchesato;
 ecco l’albero suo, da cui si vede
420che per retto camino
 vien l’origine sua dal re Pipino.
 TRITEMIO
 Oh capperi! Che vedo?
 Questa è una cosa bella in verità.
 Ma della nobiltà, signor mio caro,
425come andiamo del par con il denaro?
 RINALDO
 Mostrategli i poderi,
 mostrategli sinceri i fondamenti.
 CAPOCCHIO
 Questi sono strumenti
 di compere, di censi e di livelli;
430questi sono contratti buoni e belli.
 
    Nel Quattrocento
 sei possessioni,
 nel Cinquecento
 quattro valloni.
435Anno millesimo
 una duchea;
 milletrentesimo
 una contea
 emit etcaetera.
 
440   Case e casoni,
 giurisdizioni,
 frutti annuali,
 censi e cambiali,
 sic etcaetera,
445cum etcaetera. (Parte)
 
 TRITEMIO
 La riverisco etcaetera.
 Vada, signor notaro, a farsi etcaetera.
 RINALDO
 Dunque di vostra figlia
 mi credete voi degno?
 TRITEMIO
                                           Anzi degnissimo.
 RINALDO
450Le farò contradote.
 TRITEMIO
                                     Obbligatissimo.
 RINALDO
 Me l’accordate voi?
 TRITEMIO
                                      Per verità,
 v’è una difficoltà.
 RINALDO
                                   Da che dipende?
 TRITEMIO
 Ho paura che lei...
 RINALDO
                                    Chi?
 TRITEMIO
                                                La figliuola...
 RINALDO
 D’Eugenia non pavento.
 TRITEMIO
455Quando lei possa farlo, io son contento.
 RINALDO
 Ben, vi prendo in parola.
 TRITEMIO
 Chiamerò la figliuola.
 Se ella non fosse in caso,
 del mio buon cuor sarete persuaso.
 RINALDO
460Sì, chiamatela pur; contento io sono;
 se da lei sono escluso, io vi perdono.
 TRITEMIO
 Bravo. Un uom di ragion si loda e stima.
 S’ella non puote, amici come prima.
 
    Io son di tutti amico,
465son vostro servitor.
 Un uomo di buon cor
 conoscerete in me.
 
    La chiamo subito;
 verrà ma dubito
470sconvolta trovasi
 da un non so che.
 
    Farò il possibile
 pel vostro merito,
 che per i titoli,
475per i capitoli
 anche in preterito
 famoso egli è. (Parte)
 
 SCENA II
 
 RINALDO, poi DON TRITEMIO con EUGENIA, indi LESBINA
 
 RINALDO
 Se da Eugenia dipende il piacer mio,
 di sua man, del suo cor certo son io.
480Veggola che ritorna
 col genitore a lato;
 della gioia vicino è il dì beato!
 TRITEMIO
 Eccola qui. Dammi la destra tua. (Don Tritemio prende la mano ad Eugenia e la presenta a Rinaldo ma la ritira)
 EUGENIA
 Eccola.
 TRITEMIO
                A voi, prendetela. Bel bello,
485che nel dito d’Eugenia evvi un anello.
 Ora che mi ricordo,
 Nardo con quell’anello la sposò;
 e due volte sposarla non si può.
 LESBINA
 Signor padron, voi siete domandato.
 EUGENIA
490(Ci mancava costei).
 TRITEMIO
                                        Chi è che mi vuole?
 LESBINA
 Un famiglio di Nardo.
 TRITEMIO
 Sente signor? Io vado per sapere
 quel che colui desia,
 onde vossignoria,
495se altra cosa non ha da comandare,
 per cortesia se ne potrebbe andare. (Parte)
 RINALDO
 Sì sì, me ne anderò; ma giuro a’ numi,
 vendicarmi saprò.
 EUGENIA
                                    (Destin crudele!)
 Rinaldo, questo cor...
 RINALDO
                                         Taci, infedele.
 
500   Perfida figlia ingrata!
 Padre spietato indegno!
 Non so frenar lo sdegno.
 L’alma si scuote irata.
 Empio, crudele, audace.
505Pace per me non v’è.
 
    E tu che alimentasti
 finora il fuoco mio
 colla speranza, oh dio!
 così tu m’ingannasti?
510L’offeso cuore aspetta
 vendetta anche di te. (Parte)
 
 SCENA III
 
 EUGENIA, LESBINA, indi DON TRITEMIO con un gioiello
 
 EUGENIA
 Prenditi questo anello.
 LESBINA
 Eh, no, signora mia.