Lo frate ’nnamorato, libretto, Napoli, De Bejase, 1734

 CAPOCCHIO
 
780Eugenia mille scudi
 pro dote cum etcaetera.
 
 NARDO
 
 La serva quanto avrà?
 
 LESBINA
 
 Scrivete; della serva
 la dote eccola qua.
 
785   Due mani assai leste
 che tutto san far.
 
 NARDO
 
 Scrivete; duemila
 si puon calcolar.
 
 LESBINA
 
    Un occhio modesto,
790un animo onesto.
 
 NARDO
 
 Scrivete; seimila
 lo voglio apprezzar.
 
 LESBINA
 
    Scrivete; una lingua
 che sa ben parlar.
 
 NARDO
 
795Fermate, cassate;
 tremila per questo
 ne voglio levar.
 
 CAPOCCHIO
 
    Duemila, seimila,
 battuti tremila,
800saran cinquemila;
 ma dite, di che?
 
 LESBINA, NARDO
 
 Contenti ed affetti,
 diletti per me.
 
 A TRE
 
    Ciascuno lo crede,
805ciascuno lo vede
 che dote di quella
 più bella non v’è.
 
 TRITEMIO
 
    Corpo di satanasso!
 Cieli! Son disperato!
810Ah, m’hanno assassinato!
 Arde di sdegno il cor!
 
 LESBINA, NARDO
 
    Il contratto è bello e fatto.
 
 CAPOCCHIO
 
 Senta, senta, mio signore.
 
 TRITEMIO
 
    Dov’è la figlia andata?
815Dove me l’han portata?
 Empio Rinaldo indegno,
 perfido rapitor!
 
 CAPOCCHIO
 
    Senta, senta, mio signor.
 
 TRITEMIO
 
 Sospendete, non sapete?
820Me l’ha fatta il traditor!
 
 LESBINA
 
    Dov’è Eugenia?
 
 TRITEMIO
 
                                   Non lo so.
 
 NARDO
 
 Se n’è ita?
 
 TRITEMIO
 
                       Se ne andò.
 
 CAPOCCHIO
 
 Due contratti.
 
 TRITEMIO
 
                             Signor no.
 
 CAPOCCHIO
 
    Casso Eugenia cum etcaetera.
825Non sapendosi etcaetera
 se sia andata o no, etcaetera.
 
 TUTTI
 
    Oh che caso! Oh che avventura!
 Si sospenda la scrittura,
 che dipoi si finirà.
 
830   Se la figlia fu involata,
 a questa ora è maritata;
 e presente la servente,
 questa ancor si sposerà.
 
 Fine dell’atto secondo
 
 
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Luogo campestre con casa rustica.
 
 LENA ed EUGENIA
 
 LENA
 Se dell’albergo che v’abbiamo dato
835esser grata volete
 qualche cosa potete
 fare ancora per me.
 EUGENIA
                                       Che non farei
 per chi fu sì pietosa a’ desir miei?
 LENA
 Un marito vorrei nella città.
 EUGENIA
840Ritrovar si potrà.
 LENA
                                  Ma fate presto.
 Se troppo in casa resto
 col zio, che poco pensa alla nipote,
 perdo e consumo invan la miglior dote.
 
    Ogn’anno passa un anno,
845l’età non torna più;
 passar la gioventù
 io non vorrei così;
 ci penso notte e dì.
 
    Vorrei un giovinetto
850civile, graziosetto,
 che non dicesse no,
 quando io gli chiedo un sì. (Parte)
 
 EUGENIA
 Lena è gentile e allegra; e segue i moti
 d’un innocente affetto. Io quella sono
855che non merta perdono. Ad ogn’istante
 parlar mi sento al core
 giustamente sdegnato il genitore.
 
    Io sperai nell’idol mio
 di godere il mio contento
860ma ritrovo con tormento
 nuovo oggetto da sperar.
 
    Giusto amor che l’alma mia
 tu risolvi e che l’accendi,
 per pietà tu mi difendi
865e abbia fine il sospirar. (Parte)
 
 SCENA II
 
 NARDO e TRITEMIO
 
 NARDO
 Ma non andate in  furia! Vostra figlia
 è in sicuro, signor, ve lo prometto;
 è allegra collo sposo nel mio tetto.
 TRITEMIO
 Là dentro?
 NARDO
                       Signorsì.
 TRITEMIO
870Eh, burlate!
 NARDO
                         Ella è così.
 TRITEMIO
 Rapirmela mi pare
 una bella insolenza.
 NARDO
 La cosa è fatta; e vi vorrà pazienza.
 TRITEMIO
 Dov’è? La vo’ veder.
 NARDO
                                        Per ora no.
 TRITEMIO
875Eh, lasciatemi andar.
 NARDO
                                          Ma non si può.
 TRITEMIO
 La volete tener sempre serrata?
 NARDO
 Sì, finché è sposata.
 TRITEMIO
 Questa è una mala azion che voi mi fate.
 NARDO
 No, caro amico, non vi riscaldate.
 TRITEMIO
880Non mi ho da riscaldare?
 E vi par questo il modo di trattare?
 
    Corpo del diavolo!
 Questo è un po’ troppo.
 Che? Sono un cavolo?
885Sono irritato,
 sono arrabiato;
 la vo’ finire,
 non vo’ sentire,
 non ho pietà.
 
890   Vo’ rovinarvi,
 vo’ vendicarmi;
 ed in giudizio
 un precipizio
 ne nascerà.
 
895   Come? Che dite?
 Eh Nardo mio,
 mi maraviglio;
 basta così. (Parte)
 
 SCENA III
 
 NARDO, poi LESBINA