Lo frate ’nnamorato, libretto, Napoli, De Bejase, 1734

 SCENA III
 
 Nina e ppo Nena da la casa
 
 NINA
 Io vo col zio finirla... egli andò via.
1340Or sì sua tirannia è di tal sorte,
 che soffrir non si può.
 NENA
                                           Dov'è quel crudo,
 che concertar pensò la nostra morte?
 NINA
 Egli partì.
 NENA
                      Per questa sera dunque
 già verranno ad effetto
1345nozze si abominevoli?
 NINA
                                           Ah dispetto!
 Ma avrò spirito, avrò cor; stringerò il ferro,
 sì sì il ferro, e quel folle,
 ch'osa toccar mia destra,
 scorgerà che sa far donna adirata.
 NENA
1350Oprare anch'io saprò da disperata.
 NINA
 Nina sposa ad un vecchio? Ah no. Non sia.
 NENA
 Nena ad un matto sposa? Eh ch'è follia.
 NINA
 Non a lui, non ad altri
 l'amoroso desio
1355volger saprò giammai.
 NENA
 Non ei, non altri mai
 potrà farmi svegliar nel petto amore.
 A DUE
 Sol d'Ascanio è il mio core.
 NINA
 Pensi ad Ascanio ancor?
 NENA
                                               Ancor Ascanio
1360non obliasti?
 NINA
                           E speri
 da lui mercé?
 NENA
                            Da lui mercé tu attendi?
 NINA
 Né mercé, né pietà; ma acciocché vana
 sia tua speranza ancor, miei detti intendi.
 
    Suo caro, e dolce amore
1365fida serbai nel core,
 e 'l serberò costante;
 né per avversa sorte
 tempre mai cangerò.
 
    Preda di morte ancora,
1370ombra vagante ognora
 intorno a lui sarò.