Il mondo alla roversa o sia Le donne che comandano, libretto, Torino, Stamperia Reale, 1752 (Il mondo al rovescio o sia Le donne che comandano)

 Nelle città famose
 ogni generazion si cambia stato.
210Se il padre ha accumulato
 con fatica, con arte e con periglio,
 distrugge i beni suoi prodigo il figlio.
 Qui, dove non ci tiene
 il lusso, l’ambizion, la gola oppresi,
215son gli uomini tra noi sempre gl’istessi.
 Non cambierei, lo giuro,
 col piacer delle feste e de’ teatri
 zappe, trebbie, rastrei, vanghe e aratri.
 
 SCENA VI
 
 LENA e detto
 
 LENA
 (Eccolo qui! La vanga
220è tutto il suo diletto).
 Se foste un poveretto
 compatirvi saprei ma siete ricco.
 Avete dei poderi e de’ contanti.
 La fatica lasciate ai lavoranti.
 NARDO
225Cara nipote mia,
 piuttosto che parlar come una sciocca,
 fareste meglio a manegiar la rocca.
 LENA
 Colla rocca, col fuso e coi famigli
 stanca son d’annoiarmi;
230voi dovreste pensare a maritarmi.
 NARDO
 Sì, volentieri; presto,
 comparisca un marito; eccolo qui, (Vien un villano)
 vuoi sposar mia nipote? Signorsì.
 Eccolo, io ve lo do.
235Lo volete? Vi piace?
 LENA
                                       Signor no.
 NARDO
 Va’ a veder se passasse
 a caso per la strada
 qualche affamato con parrucca e spada.
 Vedi, ride Mengone e ti corbella. (Al villano che parte ridendo)
240Povera vanarella!
 Tu sposaresti un conte ed un marchese,
 perché in meno d’un mese,
 strapazzata la dote e la fanciulla,
 la nobiltà ti riducesse al nulla.