Il mondo alla roversa o sia Le donne che comandano, libretto, Praga, Prussa, 1754 (Il mondo alla roverscia)

 SCENA VIII
 
 TULIA, poi RINALDINO
 
 TULIA
 Ma io, per dir il vero,
 sono di cor più tenero di lei.
 Son con gli amanti miei
325quanto basta severa e orgogliosa
 ma son, quando fia d'uopo, anco pietosa.
 Talor fingo il rigore,
 freno di lor l'affetto e la baldanza,
 fra il timore li tengo e la speranza.
 RINALDINO
330Tulia, bell'idol mio,
 de' vostri servi il più fedel son io.
 Deh oziosa non lasciate
 la mia fede, il mio zelo,
 che sol quando per voi, bella, m'adopro,
335felicità nel mio destino io scopro.
 TULIA
 Dite il ver Rinaldino,
 siete pentito ancor d'avervi reso
 sudditto e servo mio? Vi pesa e incresce
 della smarita libertà primiera?
340Sembravi la catena aspra e severa?
 RINALDINO
 Oh dolcissimi nodi,
 sospirati, voluti e cari sempre
 al mio tenero cor! Sudino pure
 sotto l'elmo i guerrieri; Astrea tormenti
345i seguaci del foro; e di Galeno
 sui fogli malintesi
 studi e s'affanni il fisico impostore.
 Io seguace d'amore,
 fuor della turba insana
350di chi mena sua vita in duri stenti,
 godo, vostra mercé, pace e contenti.
 TULIA
 Noi con pietà trattiamo
 i vassali ed i servi e non crudeli
 siamo coll'uom, qual colla donna è l'uomo.
355Noi dai consigli escluse,
 prive d'autorità, come se nate
 non compagne dell'uom ma serve e schiave,
 solo ad opre servili
 condannate dal vostro ingrato sesso,
360far per noi si dovria con voi lo stesso.
 Ma nostra autorità, nostro rigore
 temprerà dolce amore
 ed il vostro servir, che non sia grave,
 sarà grato per noi, per voi soave.
 
365   Fra pene un core
 diviene amante
 e più costante
 se può soffrir.
 
    Li rende amore
370per sua mercede
 meno dolore
 nel suo martir.