Il mondo alla roversa o sia Le donne che comandano, libretto, Praga, Prussa, 1754 (Il mondo alla roverscia)

 D’un gradino alla volta
 qualchedun si contenta;
 alcuno due o tre ne fa in un salto;
315ma lo sbalzo è peggior quanto è più alto.
 
    Vedo quell’albero
 che ha un pero grosso,
 pigliar nol posso,
 si sbalzi in su.
 
320   Ma fatto il salto,
 salito in alto,
 vedo un perone
 grosso assai più.
 
    Prender lo bramo;
325m’alzo sul ramo,
 vado più in su;
 ma poi precipito
 col capo in giù. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 Camera in casa di don Tritemio.
 
 EUGENIA e RINALDO
 
 EUGENIA
 Deh se mi amate, o caro,
330ite lontan da queste soglie. Oh dio!
 Temo che ci sorprenda il padre mio.
 RINALDO
 Del vostro genitore
 il soverchio rigor vi vuole oppressa.
 Deh pensate a voi stessa.
 EUGENIA
                                                Ai numi il giuro,
335non sarò d’altri, se di voi non sono.
 Ah se il mio cor vi dono,
 per or vi basti; e non vogliate, ingrato,
 render lo stato mio più sventurato.
 RINALDO
 Gradisco il vostro cor; ma della mano
340il possesso mi cale...
 EUGENIA
                                       Ohimè! Chi viene?
 RINALDO
 Non temete; è Lesbina.
 EUGENIA
                                             Io vivo in pene.
 
 SCENA IX
 
 LESBINA e detti
 
 LESBINA
 V’è chi cerca di voi, signora mia. (Ad Eugenia)
 EUGENIA
 Il genitore?
 LESBINA
                         Ohibò. Sta il mio padrone
 col suo fattore e contano danari
345né si spiccia sì presto in tali affari.
 RINALDO
 Dunque chi è che la dimanda?
 LESBINA
                                                          Bravo!
 Voi pur siete curioso?
 Chi la cerca, signore, è il di lei sposo.
 RINALDO
 Come?
 EUGENIA
                 Che dici?
 LESBINA
                                     È giunto
350adesso, in questo punto,
 forte, lesto e gagliardo
 il bellissimo Nardo. E il padre vostro