Il mondo alla roversa o sia Le donne che comandano, libretto, Venezia, Fenzo, 1755 (Padova)

 SCENA II
 
 TULLIA, poi RINALDO
 
 TULLIA
 Com'è possibil mai
 che possiamo regnar noi donne unite,
 se la pace voltar ci suole il tergo
615quando siamo due donne in un albergo?
 Prevedo che non molto
 questo debba durar dominio nostro.
 Ma pria ch'ei ci fia tolto,
 vorrei un giorno solo
620assoluta regnar. Ah questa sete
 di comandar è naturale in noi
 e ogni donna ha nel capo i grilli suoi.
 RINALDO
 Tullia, pur ti ritrovo; allorch'io sono
 da te lontano un sol momento in pace
625viver non posso. Adoro
 sempre fido e costante
 il tuo vezzoso, il tuo gentil sembiante.
 TULLIA
 Ma con quest'amor dimmi che speri.
 RINALDO
 L'acquisto del tuo core.
 TULLIA
630Sì facile non è come tu credi.
 Vo' serbar libertà. Gradisco il dono
 che mi fai del tuo affetto
 ma sciolta l'alma in petto
 sempre mai resterà.
 RINALDO
635Ma qual premio alla fede?...
 TULLIA
 Amar se vuoi senza sperar mercede.
 RINALDO
 Amerò, penerò; ma sì tiranna
 esser tu non potrai.
 TULLIA
                                      Credilo, il giuro;
 non cangierò pensier; lascia d'amarmi,
640lascia di sospirar. Di nuovo il dico,
 a prezzo del mio core,
 sappilo pur, non vo' aquistar amore.
 
    Ma se non posso
 donarti il core,
645perché d'amore
 penar per me?
 
    Ama chi voglia
 gradir tua fiamma,
 costanza e fé.