Il mondo alla roversa o sia Le donne che comandano, libretto, Praga, 1755 (Il mondo alla roverscia o sia Le donne che comandano)

 qualche cosa potete
 fare ancora per me.
 RINALDO
                                       Che non farei
 per chi fu sì pietosa a’ desir miei?
 LENA
 Son contadina, è vero.
835Ma ho massime civili e buona dote;
 son di Nardo nipote,
 maritarmi vorrei con civiltà.
 Da voi, che siete un cavalier compito,
 secondo il genio mio spero un marito.
 RINALDO
840Ritrovar si potrà.
 LENA
                                  Ma fate presto;
 se troppo in casa resto
 col zio, che poco pensa alla nipote,
 perdo e consumo invan la miglior parte della dote.
 
    Ogn’anno passa un anno,
845l’età non torna più,
 passar la gioventù
 io non vorrei così,
 ci penso notte e dì.
 
    Vorrei un giovinetto
850civile, graziosetto,
 che non dicesse un no,
 quand’io gli chiedo un sì. (Entra nella casa sudetta)
 
 SCENA II
 
 RINALDO solo
 
 RINALDO
 Di Nardo nell’albergo,
 che fu già mio rival, ci porta il fato
855ma Nardo ho ritrovato
 meco condiscendente e non pavento;
 ed ho cuor d’incontrare ogni cimento.
 
    Donne sappienti e vaghe,
 se mai provasti amor,
860mirate le mie piaghe,
 udite il mio dolor.
 
    La bella mia Corilli
 né mesta né confusa
 la destra mia recusa
865e mi rapisce il cor.
 
    Donne siete tranquille,
 godete in libertà,
 dite alla mia Corilli
 ch’abbia di me pietà. (Entra nella casa sudetta)
 
 SCENA III
 
 DON TRITEMIO, poi NARDO
 
 DON TRITEMIO
870Oh questa sì ch’è bella,
 Nardo, a cui l’ho promessa,
 me l’ha fatta involar, per qual ragione?
 Sì sì, l’ha fatta da politicone.
 Eugenia non voleva...
875Rinaldo pretendeva...
 Ei l’ha menata via.
 Anche questa sarà filosofia.
 NARDO
 Io creppo dalle risa.
 Oh che caso ridiculo e giocondo!
880Oh che gabbia de pazzi è questo mondo!
 DON TRITEMIO
 (Eccolo qui l’amico). (Vedendo Nardo)
 NARDO
                                         (Ecco il buon padre).
 DON TRITEMIO
 Galantuomo, che fa la figlia?
 NARDO
 Bene, al comando di vossignoria.
 DON TRITEMIO
 Rapirmela mi pare
885una bella insolenza.
 NARDO
 La cosa è fatta e vi vorrà pazienza.
 DON TRITEMIO
 E lei, quella sfacciata,
 cosa dice di me?
 NARDO
                                 Non dice niente.
 DON TRITEMIO
 Non teme il padre?
 NARDO
                                      Non l’ha neanco in mente.
 DON TRITEMIO
890Basta, chi ha fatto il male
 farà la penitenza.
 Dote non ne darò certo, certissimo.
 NARDO
 Sì sì, fate benissimo.
 Stimo que’ genitori,
895cui profitan dei figli anco gli errori.
 DON TRITEMIO
 Dov’è? La vuo’ veder.
 NARDO
                                          Per ora no.
 DON TRITEMIO
 Eh lasciatemi andar...
 NARDO
                                           Ma non si può.
 DON TRITEMIO
 La volete tener sempre serrata?
 NARDO
 Sì, finch’è sposata.
 DON TRITEMIO
900Questa è una mala azion che voi mi fate.
 NARDO
 No, caro amico, non vi riscaldate.
 DON TRITEMIO
 Mi riscaldo, perché
 se l’aveva promessa,
 lo sposo aveva le ragioni sue.
 NARDO
905I sposi erano due;
 v’erano dei contrasti, onde per questo
 quel che avveva più amor fatto ha più presto.
 DON TRITEMIO
 Io l’ho promessa a voi.
 NARDO
 Ma lei voleva il suo Rinaldo amato.
 DON TRITEMIO
910Ma questo...
 NARDO
                          Orsù quello ch’è stato è stato.
 DON TRITEMIO
 È ver, non vuo’ impazzire;
 l’ho trovata alla fine e ciò mi basta.
 Doppo il fatto si loda.
 Chi l’ha avuta l’ha avuta e se la goda.
 
915   Da me non speri
 d’aver un soldo,
 se il manigoldo
 vedessi lì.
 
    Se se n’è andata,
920se si è sposata,
 da me non venga,
 non verrò qui.
 
    Chi ha avuto ha avuto;
 chi ha fatto ha fatto,
925non son sì matto,
 non vuo’ gettare,
 non vuo’ dotare
 la figlia ardita
 che se n’è ita
930da me così. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 NARDO, poi LESBINA
 
 NARDO
 Nato son contadino,
 non ho studiato niente
 ma però colla mente
 talor filosofando a discrezione
935trovo di molte cose la ragione.
 E vedo chiaramente
 che interesse, superbia, invidia e amore
 hanno forza maggior nel nostro cuore.
 LESBINA
 Ma capperi! Si vede,
940affé, che mi volete poco bene.
 Nel giardino v’aspetto e non si viene.
 NARDO
 Un affar di premura
 m’ha tratenuto un poco.