Il mondo alla roversa o sia Le donne che comandano, libretto, Praga, 1755 (Il mondo alla roverscia o sia Le donne che comandano)

 SCENA XI
 
 CINTIA e detti
 
 CINTIA
 (Con Aurora Giacinto?) (Da sé)
 AURORA
 Ma voi di Cintia siete.
 GIACINTO
410Più di lei mi piacete.
 Parmi che il vostro bello
 mi renda assai più snello.
 Miratemi nel volto, a poco a poco
 come per vostro amor son tutto foco.
 CINTIA
415Acqua, acqua, padrone, acqua vi vuole
 il foco ad ammorzar.
 GIACINTO
                                        Oh Cintia mia,
 ardo d'amor per voi.
 CINTIA
 Ingannarmi non puoi,
 ho le parole tue tutte ascoltate.
 GIACINTO
420Deh mia vita...
 CINTIA
                              E saranno bastonate.
 GIACINTO
 Bastonate a un par mio? Deh Aurora, a voi
 l'onor mio raccomando.
 AURORA
 Siete schiavo di Cintia; io non comando.
 CINTIA
 E voi, gentil signora,
425vi dilettate di rapire altrui
 il vassallo e l'amante?
 AURORA
 Faccio quello ancor io che fanno tante.
 CINTIA
 Ma con me nol farete.
 AURORA
                                          Allor che sappia
 di darvi gelosia,
430voi dovrete tremar dell'arte mia.
 CINTIA
 Distrutto in questa guisa
 nostro impero sarà.
 AURORA
                                       Poco m'importa;
 pria che ceder al vostro
 fasto superbo e altero,
435vada tutto sossopra il nostro impero.
 CINTIA
 Giacinto, andiam.
 GIACINTO
                                    Vengo.
 AURORA
                                                   Crudel, voi dunque
 mi lasciate così?
 GIACINTO
                                 Ma se conviene...
 CINTIA
 Si viene o non si viene?
 GIACINTO
                                              Eccomi lesto.
 AURORA
 Morirò, se partite.
 GIACINTO
                                    Eccomi, io resto.
 CINTIA
 
440   Venite o ch'io vi faccio
 provare il mio furor.
 
 AURORA
 
    Ingrato, crudelaccio,
 voi mi strappate il cor.
 
 GIACINTO
 
    (Mi trovo nell'impaccio
445fra amor e fra timor).
 
 CINTIA
 
    Voi siete il servo mio.
 
 GIACINTO
 
 È vero, sì signora.
 
 AURORA
 
 Amante vi son io.
 
 GIACINTO
 
 Anco il mio cor v'adora.
 
 CINTIA
 
450Voglio esser ubbidita.
 
 GIACINTO
 
 Ed io v'ubbidirò.
 
 AURORA
 
 Non merto esser tradita.
 
 GIACINTO
 
 Io non vi tradirò.
 
 CINTIA, AURORA A DUE
 
    E ben, che risolvete?
 
 GIACINTO
 
455Mie belle, se volete,
 io mi dividerò.
 Contente voi sarete,
 non dubitate, no.
 
 CINTIA, AURORA A DUE
 
    Di qua non vi partite,
460adesso tornerò.
 
 GIACINTO
 
    Contente voi sarete,
 non dubitate, no. (Partono le due donne)
 
    Quest'è un imbroglio;
 no, più non voglio
465farmi sì bello.
 Perde il cervello
 chi mi rimira.
 Ognun sospira
 per mia beltà.
 
 CINTIA, AURORA A DUE
 
470   Ecco ritorno,
 eccomi qua.
 
 GIACINTO
 
    Belle mie stelle,
 chiedo pietà.
 
 AURORA
 
    Questo è il mio core
475per voi piagato. (Gli presenta un core)
 
 CINTIA
 
 Questo è un bastone
 per voi serbato. (Gli mostra un bastone)
 
 GIACINTO
 
 Son imbrogliato.
 
 AURORA
 
 Se lo bramate,
480ve lo darò.
 
 CINTIA
 
 Di bastonate
 v'accopperò.
 
 GIACINTO
 
    (L'una: «Ti dono»,
 l'altra: «Bastono»;
485quella il furore,
 questa l'amore;
 cosa farò?)
 
 CINTIA, AURORA A DUE
 
 Via risolvete.
 
 GIACINTO
 
 Risolverò.
 
490   La vostra tirannia
 piacere non mi dà. (A Cintia)
 La vostra cortesia
 contento più mi fa. (Ad Aurora)
 
 AURORA
 
    Venite dunque meco.
 
 GIACINTO
 
495Con voi mi porterò.
 
 CINTIA
 
    Bricon, se parti seco,
 io ti bastonerò.
 
 GIACINTO
 
    Da voi le bastonate,
 da lei gli amplessi avrò.
 
 CINTIA
 
500   Indegno, scelerato,
 io mi vendicherò.
 
 GIACINTO
 
    Gridate, strepitate.
 
 AURORA
 
 (Intanto goderò).
 
 Fine dell’atto primo