Il mondo alla roversa o sia Le donne che comandano, libretto, Monaco, Vötter, 1758

665   Io son di tutti amico,
 son vostro servitor.
 Un uomo di buon cuor
 conoscerete in me.
 
    La chiamo subito;
670verrà ma dubito,
 sconvolta trovisi
 da un non so che.
 
    Farò il possibile
 pel vostro merito,
675che per i titoli,
 per i capitoli
 anche in preterito
 famoso egli è.
 
 SCENA VI
 
 RINALDO, poi DON TRITEMIO ed EUGENIA
 
 RINALDO
 Se da Eugenia dipende il piacer mio,
680di sua man, del suo cor certo son io.
 Veggola che ritorna
 col genitore allato;
 della gioia vicino è il dì beato.
 TRITEMIO
 Eccola qui; vedete, son io
685un galantuomo?
 RINALDO
                                 Ognor tal vi crederei,
 benché foste nemico ai desir miei.
 TRITEMIO
 Eugenia, quel signore
 ti vorrebbe in isposa; e tu che dici?
 EUGENIA
 Tra le donne felici
690la più lieta sarò, padre amoroso,
 se Rinaldo, che adoro, avrò in isposo.
 TRITEMIO
 Brava, figliuola mia!
 Il rossor questa volta è andato via.
 RINALDO
 L’udiste? Ah non tardate (A don Tritemio)
695entrambi a consolare.
 TRITEMIO
                                          Eppur pavento...
 RINALDO
 Ogni timore è vano.
 In faccia al genitor mi dia la mano.
 TRITEMIO
 La mano? In verità
 s’ha da far... se si potrà.
700Dammi la destra tua. (Ad Eugenia)
 EUGENIA
                                           Eccola. (Don Tritemio le prende la mano)
 TRITEMIO
                                                          A voi. (Chiede la mano a Rinaldo)
 Prendetela... bel bello,
 che nel dito d’Eugenia evvi un anello.
 Ora che mi ricordo,
 Nardo con quell’anello la sposò;
705e due volte sposarla non si può.
 RINALDO
 Come!
 TRITEMIO
                Non è così? (Ad Eugenia)
 EUGENIA
                                       Sposa non sono.
 TRITEMIO
 Ma se l’anello in dono
 prendesti già delle tue nozze in segno,
 non si può, figlia mia, scioglier l’impegno.
710Voi che dite, signor? (A Rinaldo)
 RINALDO
                                         Dico che tutti
 perfidi m’ingannate,
 che di me vi burlate e che son io
 bersaglio del destin barbaro e rio.
 TRITEMIO
 La colpa non è mia.
 EUGENIA
                                      (Tacer non posso).
715Udite; ah svelar deggio
 l’arcano onde ingannato...
 
 SCENA VII
 
 LESBINA e detti
 
 LESBINA
 Signor padron, voi siete domandato. (A don Tritemio)
 EUGENIA
 (Ci mancava costei).
 TRITEMIO
                                        Chi è che mi vuole? (A Lesbina)
 LESBINA
 Un famiglio di Nardo.
 TRITEMIO
720Sente signor? Del genero un famiglio
 favellarmi desia,
 onde vussignoria,
 s’altra cosa non ha da comandare,
 per cortesia, se ne potrebbe andare.
 RINALDO
725Sì sì, me n’anderò ma giuro ai numi...
 EUGENIA
 (Ah destino crudele!)
 Rinaldo, questo cor...
 RINALDO
                                         Taci, infedele.
 
    Perché lasciarmi, ingrata?
 Senti questi sospiri,
730oh cieli! Ohimè!
 
    Anima mia, ben mio,
 placati e dimmi sì...
 Ma tu non hai pietà.
 
 SCENA VIII
 
 EUGENIA, DON TRITEMIO e LESBINA
 
 LESBINA
 (Obbligata davver del complimento). (Da sé)
 TRITEMIO
735(Ho un tantin di paura). (Da sé)
 EUGENIA
                                                (Ahi che tormento!) (Da sé)
 TRITEMIO
 Orsù, signora pazza, (Ad Eugenia)
 ho capito il rossor che cosa sia.
 Quel che voglia colui vado a sentire;
 poi la discorrerem. S’ha da finire. (In atto di partire)
 LESBINA
740Sì signor, dite bene. (A don Tritemio)
 TRITEMIO
                                         E tu, fraschetta, (A Lesbina)
 tu alimentasti dell’amante il foco?
 Vado e ritorno; parlerem fra poco. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 EUGENIA e LESBINA
 
 EUGENIA
 Ah Lesbina crudele!
 Solo per tua cagion sono in periglio.
 LESBINA
745Loderete nel fine il mio consiglio.
 Questa cosa finor mi pare un gioco;
 non mi perdo, davver, per così poco.
 EUGENIA
 Prenditi questo anello.
 LESBINA
 Eh no, signora mia.
 EUGENIA
750Prendilo o giuro al ciel lo getto via.
 LESBINA
 Ma perché?
 EUGENIA
                         Fu cagione
 che Rinaldo, il mio ben, mi crede infida;
 quest’anello omicida
 dinanzi agli occhi miei soffrir non vuo’.
 LESBINA
755Se volete così, lo prenderò.
 Eccolo nel mio dito.
 Che vi par? Mi sta bene?
 EUGENIA
 Ah tu sei la cagion delle mie pene.
 
 SCENA X
 
 DON TRITEMIO e dette
 
 TRITEMIO
 Ah genero garbato!
760Alla sposa ha mandato (Mostra un gioiello)
 questo ricco gioiello.
 Prendilo, Eugenia mia; guarda s’è bello.