Il mondo alla roversa o sia Le donne che comandano, libretto, Monaco, Vötter, 1758

 Non lo curo, signore...
 TRITEMIO
                                          Ed io comando
 che tu prender lo debba; il ricusarlo
765sarebbe una insolenza.
 EUGENIA
 Dunque lo prenderò per obbedienza. (Prende il gioiello)
 Ma... vi chiedo perdono,
 non mi piace, nol voglio; a te lo dono. (Lo dà a Lesbina)
 LESBINA
 Grazie. (Lo prende)
 TRITEMIO
                  Rendilo a me. (A Lesbina)
 LESBINA
                                              Signor padrone,
770sentite una parola.
 (Se la vostra figliuola
 è meco generosa,
 lo fa perché di voi mi brama sposa). (Piano a Tritemio)
 TRITEMIO
 (Lo crederò?) (A Lesbina)
 LESBINA
                             Signora,
775non è ver che bramate
 che sposa io sia? Nel darmi queste gioie,
 confessatelo pur, vostro pensiero
 non è che sposa sia Lesbina?
 EUGENIA
                                                       È vero.
 TRITEMIO
 E tu che dici? (A Lesbina)
 LESBINA
                             Io dico
780che se il destino amico
 seconderà il disegno,
 le gioie accetto e accetterò l’impegno.
 
    Sarei bene una stolta, una pazza
 se allo sposo dicessi di no.
 
785   Sì signore, per una ragazza
 miglior bene trovare non so.
 
    Se mi dice lo sposo: «Son qui»;
 presto, presto rispondo: «Gnorsì».
 
    Non vi è pericolo
790che questo articolo
 m’abbia a confondere;
 voglio rispondere
 sempre così. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 EUGENIA e DON TRITEMIO
 
 TRITEMIO
 Dunque giacché lo sai, tel dico anch’io;
795è questi il pensier mio;
 dopocché tu sarai fatta la sposa,
 anch’io mi sposerò questa fanciulla.
 Piangi! Sospiri! E non rispondi nulla?
 Son stanco di soffrirti.
800Oggi darai la man. S’ha da finire.
 Se sei pazza, non vuo’ teco impazzire. (Parte)
 EUGENIA
 Pazza a ragion mi chiama
 il genitor crudele,
 se in faccia al mio fedele, al mio diletto,
805ho tradito l’affetto
 per celar follemente in sen l’arcano
 ed or mi lagno ed or sospiro invano.
 
    Infelice, abbandonata
 mi vedete eterni dei,
810nell’orror de’ mali miei
 son costretta a palpitar.
 
    Pur se voi d’amica stella
 scintillar mi fate un raggio,
 io ripiglio il mio coraggio
815e comincio a respirar. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 Campagna.
 
 NARDO, suonando il chitarrino e cantando, e poi RINALDO
 
 NARDO
 
    Amor, se vuoi così,
 quel che tu vuoi farò,
 io mi accompagnerò
 in pace e sanità.
820Ma la mia libertà
 perciò non perderò.
 Penare? Signor no;
 soffrir? Gridare? Oibò.
 
    Voglio cantare,
825voglio suonare,
 voglio godere
 fin che si può.
 
 RINALDO
 Galantuomo, siete voi
 quello che Nardo ha nome?
 NARDO
                                                    Signorsì.
 RINALDO
830Cerco appunto di voi.
 NARDO
                                          Eccomi qui.
 RINALDO
 Ditemi; è ver che voi
 aveste la parola
 da don Tritemio per la sua figliuola?
 NARDO
 Sì signore, l’ho avuta;
835la ragazza ho veduta;
 mi piace il viso bello
 e le ho dato stamane anco l’anello.
 RINALDO
 Sapete voi qual dote
 recherà con tai nozze al suo consorte?
 NARDO
840Ancor nol so...
 RINALDO
                             Colpi, ferite e morte.
 NARDO
 Bagatelle! signor. E su qual banco
 investita sarà, padrone mio?
 RINALDO
 Sul dorso vostro e il pagator son io.
 NARDO
 Buono! Si può sapere,
845almen per cortesia,
 perché vussignoria
 con generosità
 allo sposo vuol far tal carità!
 RINALDO
 Perché di don Tritemio
850amo anch’io la figliuola,
 perché fu da lei stessa
 la sua fede promessa a me suo sposo,
 perché le siete voi troppo odioso.
 NARDO
 Dite davver?
 RINALDO
                           Non mentono i miei pari.
 NARDO
855E i pari miei non sanno
 per puntiglio sposare il lor malanno.
 Se la figlia vi vuol, vi prenda pure.
 Se mi burla e mi sprezza, io non ci penso.
 So anch’io con la ragion vincere il senso.
860Vi ringrazio d’avermi
 avvisato per tempo;
 ve la cedo, signor, per parte mia,
 che già di donne non v’è carestia.
 RINALDO
 Ragionevole siete
865giustamente dal popolo stimato,
 filosofo chiamato con ragione,
 superando sì presto la passione.
 Voi l’avete ceduta. A don Tritemio
 la cosa narrerò tutta com’è
870e se contrasta, avrà da far con me. (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 NARDO, poi LESBINA
 
 NARDO