Il mondo della luna, libretto, Padova, Conzatti, 1755

 GIACINTO
 Ahi che non posso più; già vengo meno. (Gli cade la spada di mano)
 AURORA
 Or questa spada è mia. (La prende)
 GIACINTO
 Pietà per cortesia.
 AURORA
 Cosa meritereste!
 GIACINTO
855Chiedo la vita in dono.
 AURORA
 Caro il mio Giacintino io vi perdono.
 Basta sol che mi dite
 chi vi diè questa spada ed a qual fine.
 GIACINTO
 Nol posso dire.
 AURORA
                              Ingrato!
860Io vi dono la vita
 e un leggiero favor voi mi negate?
 Voi volete che io mora.
 GIACINTO
                                            Ah no, fermate.
 Tutto, tutto dirò; Cintia volea...
 AURORA
 Basta così; la rea
865Cintia sola sarà, voi tutto amore,
 siete bello di volto e bel di core.
 GIACINTO
 Ah non merto da voi
 della vostra bontà sì belli effetti.
 Io son mortificato.
870Sono... Non so che dir. Son incantato.
 
    Discorriamo come va;
 miei signori già si sa
 che la donna è un diavolino,
 sì signori un diavolino,
875non è vero? Signorsì.
 
    Mi dirà vosignoria:
 «È tua moglie fedelona?»
 Voi direte: «Quella è buona;
 questo poi mi fa tremar».
 
880   Se colei... Non so che dire;
 essa poi... Sia maledetto,
 sento proprio il mio cervello
 che mi pare un molinello
 che girando se ne va.
 
 SCENA X
 
 AURORA, poi GRAZIOSINO
 
 AURORA
885Dunque Cintia garbata,
 superba, indiavolata,
 per desio di regnar volea bel bello
 delle misere donne far macello?
 L’invidia, l’ambizione e l’avarizia
890faran precipitare il nostro regno;
 e abbiam per sostenerlo poco ingegno
 ma, giacch’ella volea
 questa spada mirar nel seno mio,