Il mondo della luna, libretto, Praga, 1755

 RINALDINO solo
 
 RINALDINO
 Ah purtroppo egli è ver! Parole e sguardi,
 che rendono gli amanti
 schiavi della beltà, son tutt’incanti.
 Ma come oh dio! ma come
735scioglier potrei dal cuore
 l’amorosa catena?
 La libertà mi sembrerebbe or pena.
 Quando un cor si compiace
 dell’amorosa face,
740sì facile non è mirarla spenta,
 liberarsene affatto invan si tenta.
 
    Vedersi in un istante
 il caro ben languire,
 se quest’è duol bastante
745da farmi, oh dio, morire,
 morte che fai, dov’è?
 
    Se non m’uccide, ahi lasso,
 il duol in tal momento,
 morir più non pavento,
750morte per me non v’è.
 
 SCENA VIII
 
 Camera.
 
 CINTIA con spada in mano, poi GIACINTO
 
 CINTIA
 La vogliamo vedere. O regnar voglio
 o di tutte le donne è fritto il soglio.
 Aut Caesar aut nihil.
 Non mi posso veder compagne intorno
755che senza il merto mio
 vogliano comandar come fo io.
 Ecco Giacinto, o deve
 seguir il mio disegno
 o sarà il primo a sostener mio sdegno.
 GIACINTO
760Cintia, mio amor, mio nume,
 suora di Citerea,
 mia sovrana, mia dea,
 eccomi tutto vostro.
 Vi domando perdono e a voi mi prostro.
 CINTIA
765E ben, siete pentito
 d’avermi disgustata?
 GIACINTO
 Mia bellezza adorata,