Il mondo della luna, libretto, Torino, Avondo, 1760

 FERRAMONTE
 (il signor Pietro Canevai)
 
    La poesia è di Polisseno Fegeio, pastor arcade. La musica è del signor Baldassarre Galuppi detto Buranello, il vestiario tutto nuovo di vaga invenzione del signor Giovanni Battista Fornasini bresciano.
 
 
 BALLERINI
 
    Il signor Francesco Fabris, la signora Lucia Fabris, il signor Filippo Tomasini, la signora Margarita Ballari, il signor Giuseppe Cambi, la signora Lucia Covi, il signor Antonio Tassoni, la signora Maddalena Corticelli. Li balli sono di bizzarra e nuova invenzione del signor Francesco Fabris suddetto.
 
 
 MUTAZIONI DI SCENE
 
    Nell’atto primo: regia con trono.
    Nell’atto secondo: luogo preparato per il femminile consiglio; seno di mare che offre comodo sbarco ai piccoli legni; camera.
    Nell’atto terzo: gabinetto; giardino delizioso e magnifico, destinato per piacevole trattenimento delle femmine dominanti.
 
 
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Regia con trono, in cui si vedono assise TULLIA, CINTIA e AURORA con seguito di donne, le quali incatenano gli uomini nel mentre che cantano il seguente
 
 CORO
 
    Presto, presto, alla catena,
 alla usata servitù.
 
    Non fa scorno e non dà pena
 volontaria schiavitù.
 
 TULLIA
5Ite all’opre servili
 e partite fra voi le cure e i pesi.
 Altri alla rocca intesi,
 altri all’ago, altri all’orto o alla cucina,
 dove il nostro comando or vi destina.
 AURORA
10Obbedite, servite e poi sperate,
 che il regno delle donne
 è di speranza pieno;
 se goder non si può, si spera almeno.
 CINTIA
 E chi vive sperando
15per sua felicità muore cantando.
 CORO
 
    Presto, presto, alla catena,
 alla usata servitù.
 
    Non fa scorno e non dà pena
 volontaria schiavitù. (Partono gli uomini incatenati, condotti dalle donne)
 
 SCENA II
 
 TULLIA, CINTIA e AURORA
 
 TULLIA
20Poiché del viril sesso
 abbiam noi sottomesso il fier orgoglio,
 tener l’abbiamo incatenato al soglio.
 Ma quai credete voi,
 mie fedeli compagne e consigliere,
25fian migliori i progetti,
 gli uomini per tenere a noi soggetti?
 CINTIA
 Questo nemico sesso,
 di natura superbo ed orgoglioso,
 scuote e lacera il fren, quand’è pietoso.
30Col rigor, col disprezzo,
 soglion le scaltre donne
 tener gli uomini avvinti e incatenati.
 Se sono innamorati
 tutto soglion soffrire; e quanto sono
35più sprezzanti le donne e più crudeli,
 essi son più pazienti e più fedeli.
 AURORA
 È ver, ma crudeltà consuma amore.
 Io consiglio migliore
 credo sia il lusingarli,
40finger ognor d’amarli,
 accenderli ben bene a poco a poco
 e poi del loro amor prendersi gioco.
 TULLIA
 Né troppo crude né pietose troppo
 essere ci convien, poiché il disprezzo
45eccita la pietà soverchio usata;
 la fierezza è temuta e non amata.
 Regoli la prudenza
 il femminile impero.
 Or clemente, or severo
50il nostro cor si mostri
 ed il sesso virile a noi si prostri.
 CINTIA
 Ognun pensi a suo senno; io vuo’ costoro
 aspramente trattar; voglio vederli
 piangere, sospirare,
55fremere, delirare;
 e vuo’ che, dopo un lungo
 crudo servire e amaro,
 un leggiero piacer mi paghin caro. (Parte)
 
 SCENA III
 
 TULLIA ed AURORA
 
 TULLIA
 Aurora, ah non vorrei
60che per troppo voler s’avesse a perdere
 l’acquistato finor dominio nostro.
 Donne alfin siamo e a noi
 forza non diè natura
 che nei vezzi, nei sguardi e in le parole.
65Spade e lance trattar, loriche e scudi
 non è cosa da noi. Se l’uom si scuote,
 val più un braccio di lui che dieci destre
 di femmine vezzose e tenerelle
 ch’hanno il loro potere in esser belle.
 AURORA
70Tullia, voi, per dir vero,
 saggiamente parlate e a voi la sorte
 diè sesso femminile
 ma il senno ed il saper più che virile,
 anzi madre natura
75alla breve statura
 del vostro corpo graziosetto e bello
 ha supplito con darvi assai cervello;
 indi la madre vostra
 vi diè il nome di Tullia con ragione,