Il mondo della luna, libretto, Barcellona, Generas, 1765

                  Via traditore,
 se avete tanto core,
 trafiggetemi pure; eccovi il seno.
 GIACINTO
885Ahi che non posso più; già vengo meno. (Gli cade la spada di mano)
 AURORA
 Or questa spada è mia. (La prende)
 GIACINTO
 Pietà per cortesia.
 AURORA
 Cosa meritareste!
 GIACINTO
 Chiedo la vita in dono.
 AURORA
890Caro il mio Giacintino, io vi perdono.
 Basta sol che mi dite
 chi vi diè questa spada ed a qual fine.
 GIACINTO
 Nol posso dire.
 AURORA
                              Ingrato!
 Io vi dono la vita
895e un leggiero favor voi mi negate?
 Voi volete ch’io mora.
 GIACINTO
                                          Ah no, fermate.
 Tutto, tutto dirò; Cintia volea...
 AURORA
 Basta così; la rea
 Cintia sola sarà, voi tutto amore,
900siete bello di volto e bel di core.
 GIACINTO
 Ah non merto da voi
 della vostra bontà sì belli effetti.
 Io son mortificato.
 Sono... Non so che dir... Son incantato.
 
905   Al bello delle femmine
 resistere chi può?
 Io non lo posso no.
 Mi sento il sangue movere;
 mi sento il core struggere;
910mi si conquassa il solido;
 mi bolle tutto l’umido;
 resistere non so.
 
    Le tigri barbare,
 gli orsi fierissimi
915si arrenderebbero
 quando vedessero
 quel volto amabile
 che senza strepito
 mi disarmò.
 
 SCENA X
 
 AURORA, poi GRAZIOSINO
 
 AURORA
920Dunque Cintia garbata,
 superba, indiavolata,
 per desio di regnar volea bel bello
 delle misere donne far macello?
 L’invidia, l’ambizione e l’avarizia
925faran precipitare il nostro regno
 e abbiam per sostenerlo poco ingegno.
 Ma, giacch’ella volea
 questa spada mirar nel seno mio,
 voglio provar anch’io di far lo stesso;
930la vendetta è comune al nostro sesso.
 Ecco il mio Graziosino;
 ei che m’ama davvero
 sarà l’esecutor del mio pensiero.
 GRAZIOSINO
 Ma io, Aurora cara,
935ma io non posso più; se spesso spesso
 io non vi vedrò,