Il mondo della luna, libretto, Barcellona, Generas, 1765

 mie vezzose pupille,
 spargo fiame e faville e questa bocca,
 che sembra agli occhi miei graziosa e bella,
155fa tutte innamor quando favella;
 queste donne son tutte
 invaghite di me, schiavo son io
 di queste belle, è vero,
 ma sovra il loro cuor tutto ho l’impero.
160Ecco la vaga Cintia, presto, presto,
 il nastro, i capelli, i guanti, tutto,
 tutto assettar conviene e gl’occhi e il labro,
 con le dolci parole e i dolci sguardi,
 si prepari a vibrar saette e dardi.
 CINTIA
165(Ecco il bel amorino).
 GIACINTO
 Mia sovvrana, mio nume, a voi m’inchino.
 CINTIA
 Ebbene, che fate voi?
 GIACINTO
                                          Qual farfaletta
 intorno al vostro lume
 vengo mia bella a incenerir le piume.
 CINTIA
170Parmi con più raggione
 voi vi potreste chiamar un farfallone.
 GIACINTO
 Quella vezzosa bocca
 non prononcia che grazie e bizzarie.
 CINTIA
 La vostra non sa dir che scioccherie.
 GIACINTO
175Dunque cara m’amate!
 CINTIA
                                             Sì, vi adoro.
 GIACINTO
 Idol mio, mio tesoro,
 lingua non ho bastante
 per render grazie al vostro dolce amore.
 Concedete il favore
180che rispettosamente
 e umilissimamente
 io vi possa bacciar la bella mano.
 CINTIA
 Oh signor no, voi lo sperate invano.
 GIACINTO
 Ma perché mai? Perché?
 CINTIA
185Queste grazie da me
 non si han sì facilmente.
 GIACINTO
 Io morirò.