Il mondo della luna, libretto, Venezia, Savioli, 1770

 Al lume di ragion conosco e vedo
 delle donne gl’inganni e l’error mio.
 Voi, Rinaldino, aveste
810forza e valor bastante,
 coi vostri saggi detti,
 di farmi vergognar de’ tristi affetti.
 Eccomi ritornato uom qual fui
 nelle primiere spoglie,
815pien d’eroici pensieri e caute voglie.
 RINALDINO
 Possibile che abbiate
 tanto tempo servito a queste maghe?
 Le femine, sian brutte o sian vaghe,
 hanno a servire a noi;
820e servito che ci han si lascian poi.
 GRAZIOSINO
 I vezzi e le lusinghe
 troppo han di forza sovra il nostro cuore.
 RINALDINO
 Questo cetto di donne traditore
 avrà finito il gioco.
825Per invidia fra lor si son sdegnate
 e si son da sé stesse rovinate.
 
 SCENA II
 
 TULLIA e detti
 
 TULLIA
 Ahimè chi mi soccorre.
 GRAZIOSINO
                                             Ah Tullia mia.
 RINALDINO
 Amica state forte.
 TULLIA
 Vogliono la mia morte.
 GRAZIOSINO
830E chi è che vi minaccia?
 RINALDINO
 Non la guardate in faccia.
 TULLIA
 Le donne invidiose,
 superbe, orgogliose,
 per il desio d’occupar sole il regno,
835ardono fra di noi d’ira e di sdegno.
 GRAZIOSINO
 Ah voi pietà mi fate!
 RINALDINO
 Graziosin, non cascate.
 TULLIA
 A voi mi raccomando,
 deh voi mi difendete.
 RINALDNINO
840Forte, non la credete.
 TULLIA
 Deh non m’abbandonate.
 RINALDINO
 Forte, non la badate.
 GRAZIOSINO
 La devo abbandonare!
 RINALDINO
 Un’altra volta vi vorrà ingannare.
 GRAZIOSINO
845Tullia, che pretendete?
 TULLIA
 Essere a voi soggetta,
 rinonziare del comando
 ogni raggione a voi.
 GRAZIOSINO
                                       Che far degg’io? (A Rinaldino)
 RINALDINO
 Prendetela in parola.
 GRAZIOSINO
850Idolo mio venite, a questa legge
 nuovamente io v’accetto.
 TULLIA
 Amore e fedeltà io vi prometto.
 
    Finch’io viva v’adorerò,
 costante e fida per voi sarò.
855Ed un bel regno di me più degno
 nel vostro cuore trovar saprò.
 
    Più non m’accieca
 vano desio;
 arder vogl’io
860di quella face
 che m’infiamò. (Partono)
 
 SCENA III
 
 GRAZIOSINO e FIERAMONTE
 
 FIERAMONTE
 Io rido come un pazzo
 a veder queste femine umigliate
 venir con un pocchino di vergogna,
865come le cagnoline di Bologna.
 GRAZIOSINO
 Amo Tullia e se posso
 sperar d’averla in preda,
 senza far onta al mio viril decoro,
 acquistato il mio cor avrà un tesoro.
 FIERAMONTE
870Sì, ma badate ben
 che poi a poco a poco
 non vi faccia la donna un brutto gioco.
 
    Le donne col cervello
 la soglion studiar.
875Principiano bel bello
 coi vezzi ad incantar.
 
    E quando l’uomo è preso
 e quando l’hanno acceso
 s’ingonfiano, s’inalzano
880e voglion comandar.
 
    Ma io che ben comprendo
 di queste la malizia,
 procuro con tristizia
 saperle secondar. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 GRAZIOSINO solo
 
 GRAZIOSINO
885Il periglio passato
 cauto m’ha reso e con la donna accorta
 ceco più non sarò. Tullia peraltro
 non è delle più scaltre,
 che se tal fosse stata
890questa spada serbata io non avrei,
 per troncar con questa i lacci miei.
 Onde amarla poss’io senza timore
 che ingannar mi voglia il di lei cuore.