Il mondo della luna, libretto, Venezia, Savioli, 1770

 di chi mena sua vita in duri stenti,
355godo, vostra mercé, pace e contenti.
 TULLIA
 Noi con pietà trattiamo
 i vassalli ed i servi e non crudeli
 siamo coll’uom, qual colla donna è l’uomo.
 Noi da’ consigli escluse,
360prive d’autorità, come se nate
 non compagne dell’uom ma serve e schiave,
 solo ad opre servili
 condannate dal vostro ingrato sesso,
 far per noi si dovria con voi lo stesso.
365Ma nostra autorità, nostro rigore
 temprerà dolce amore
 ed il vostro servir, che non sia grave,
 sarà grato per noi, per voi soave.
 
    Cari lacci, amate pene
370d’un fedele amante core
 che ha saputo al dio d’amore
 consacrar la libertà.
 
    S’è vicino al caro bene,
 non risente il suo tormento
375ma ripieno di contento
 il destin lodando va.
 
 SCENA IX
 
 RINALDINO solo
 
 RINALDINO
 Dov’è, dov’è chi dice
 che dura ed aspra sia
 d’amor la prigionia? Finché un amante
380vive dubbioso e incerto
 fra il dovere e l’amor, fra il dolce e il giusto,
 pace intera non ha ma poiché tutto
 s’abbandona al piacer gode e non sente
 i rimorsi del cor... Ma oh dio! Purtroppo
385li risento al mio sen, malgrado al cieco
 abbandono di me fatto al diletto,
 e mi sgrida l’onore, a mio dispetto.
 Ah! Che farò? Si studi,
 se possibile sia, scacciar dal core
390il residuo fatal del mio rossore.
 
    Gioie care, un cor dubbioso
 inondate di piacer
 e trionfi un bel goder
 dileguando il rio timor.
 
395   Benché sempre l’amoroso
 duro laccio è un impaccio,
 non diletto al nostro cor.
 
 SCENA X
 
 GIACINTO ed AURORA
 
 GIACINTO
 Oh Diana mia gentil.
 AURORA
                                         Vago Atteone!
 GIACINTO
 Piacemi il paragone,
400poiché son vostro amante e vostro servo,
 ma oimè, che Atteone è diventato un cervo!
 AURORA
 Io crudele non son qual fu la dea.
 GIACINTO
 Né io sarò immodesto,
 qual fu il pastor dolente.
 AURORA
405Siete bello e prudente.
 GIACINTO
 Tutta vostra bontà.
 AURORA
 Giacinto, in verità
 voi mi piacete assai.