Il negligente, libretto, Parma, Monti, 1752 (Lodi, Il trascurato)

 SCENA VII
 
 Altra camera nella stessa casa.
 
 AURELIA e CORNELIO
 
 AURELIA
 Sì sì, Cornelio mio,
 amami di buon cuor che t'amo anch'io.
 CORNELIO
 Circa all'amor, mia cara,
 non v'è niente che dir. Siamo felici,
215tu mi vuoi bene a me;
 io voglio bene a te. Ma il punto sta
 che tu dote non hai,
 che io poderi non ho, non ho mestiere;
 e non vorrei che avesse
220il nostro dolce amor presto a finire
 e s'avessimo poi, cara, a pentire.
 AURELIA
 Per questo è ch'io procuro
 alettar co' miei vezzi
 il signor Filiberto,
225il quale, incatenato
 da quell'arti che a lui poco son note,
 mi vorrà bene e mi farà la dote.
 CORNELIO
 Io per un'altra strada
 tento la nostra sorte.
230Ti è nota quella lite
 che contro Filiberto
 mossa ha il conte?
 AURELIA
                                    Lo so.
 CORNELIO
                                                 Sappi che siamo
 interessati nella lite in terzo.
 Io per il primo, il conte e ser Imbroglio.
 AURELIA
235Come! Anco ser Imbroglio?
 Di Filiberto istesso
 il causidico ancora?
 CORNELIO
                                       Sì, ti pare
 cosa strana? È così. Siam tre d'accordo
 per mandarlo in rovina.
240Il conte fa la principal figura;
 Imbroglio al precipizio apre la strada;
 io vo tenendo Filiberto a bada.
 AURELIA
 Dunque si può sperar che vada bene.
 CORNELIO
 Si può sperar ma dubitar conviene.
 AURELIA
245Voi tre tesa gl'avete
 una terribil rete.
 Io un altro laccio ho teso.
 Dalla rete o dal laccio ei sarà preso.
 CORNELIO
 E noi contenti allora,
250senza che della fame
 v'entri il brutto demonio,
 faremo lietamente il matrimonio.
 
    Bel contento è l'esser sposi
 senz'aver da sospirar.
255Ma poi tutto si scompiglia
 quando grida la famiglia:
 «Pane, pane, mamma mia»;
 oh che brutta sinfonia
 quando pane più non c'è.
 
260   Dura un giorno, un mese o un anno
 il piacer d'amor novello.
 Da principio tutto è bello
 e poi dopo vien l'affanno;
 megl'è stare ognun da sé.