Il negligente, libretto, Firenze, Stecchi, 1752 (Lo spensierato)

 SCENA III
 
 Camera come prima.
 
 AURELIA e CORNELIO
 
 AURELIA
 Anderà ben, benissimo.
 Con quattro paroline io l'ho incantato,
 è di me innamorato,
565la dote mi darà.
 CORNELIO
                                Come facesti
 a tirarlo nel laccio?
 AURELIA
                                     Io, tu lo sai,
 ho un non so che nel volto,
 ho un non so che nel tratto,
 che semplice e innocente mi dipinge,
570e 'l cor di chi mi parla annoda e stringe.
 CORNELIO
 Io non vorrei che quando
 tu moglie mi sarai,
 altri si riscaldasse al tuo bel foco.
 AURELIA
 Se geloso sarai, godrai per poco.
 CORNELIO
575Basta; ne parleremo. Ma io penso
 che se pur Filiberto
 t'ha promesso la dote,
 sarà sì generoso
 sol coll'idea di divenir tuo sposo.
 AURELIA
580Così sarà; ma io
 so fare il fatto mio.
 Della sua negligenza
 profittarmi saprò,
 forse gli rapirò,
585col pretesto di far la soscrizione
 al contratto nuzial, la donazione.
 CORNELIO
 Oh gran donna! Oh gran donna! Io col tuo esempio
 propor vo' a Filiberto
 l'aggiustamento della lite; a lui
590chiederò la sua firma
 per chiudere il contratto
 e quand'egli mi creda il colpo è fatto.
 AURELIA
 Con ragion ci ha congiunti
 amor sagace e scaltro,
595nati siam veramente uno per l'altro!
 CORNELIO
 Ah ch'io non vedo l'ora,
 cara, che tu sii mia.
 AURELIA
 Tua sarò ma non voglio gelosia.
 CORNELIO
 Dammi la bella man; lascia che almeno
600io me la stringa al seno.
 AURELIA
 Sì, caro, ecco la man, se tu la vuoi,
 del mio core e di me dispor tu puoi.