L’olimpiade (Jommelli), libretto, Stoccarda, Cotta, 1761

 SCENA III
 
 LICIDA ed AMINTA
 
 LICIDA
 Oh generoso amico!
 Oh Megacle fedel!
 AMINTA
                                    Così di lui
 non parlavi poc'anzi.
 LICIDA
                                         Eccomi alfine
 possessor d'Aristea. Vanne, disponi
170tutto, mio caro Aminta. Io con la sposa
 prima che il sol tramonti
 voglio quindi partir.
 AMINTA
                                        Più lento, o prence,
 nel fingerti felice. Ancor vi resta
 molto di che temer.
 LICIDA
                                       Quanto importuno
175è questo tuo noioso,
 perpetuo dubitar. Vicino al porto
 vuoi ch'io tema il naufragio! A' dubbi tuoi
 chi presta fede intera
 non sa mai quando è l'alba o quando è sera.
 
180   Quel destrier che all'albergo è vicino
 più veloce s'affretta nel corso;
 non l'arresta l'angustia del morso,
 non la voce che legge gli dà.
 
    Tal quest'alma, che piena è di speme,
185nulla teme, consiglio non sente;
 e si forma una gioia presente
 del pensiero che lieta sarà. (Partono)