L’olimpiade (Jommelli), libretto, Stoccarda, Cotta, 1761

 SCENA III
 
 ARISTEA ed ARGENE
 
 ARGENE
 Ah dimmi, o principessa,
 v'è sotto il ciel chi possa dirsi, oh dio!
585più misera di me?
 ARISTEA
                                     Sì. Vi son io.
 ARGENE
 Ah non ti faccia amore
 provar mai le mie pene! Ah tu non sai
 qual perdita è la mia; quanto mi costa
 quel cor che tu m'involi.
 ARISTEA
                                               E tu non senti,
590non comprendi abbastanza i miei tormenti.
 
    Grandi, è ver, son le tue pene;
 perdi, è ver, l'amato bene;
 ma sei tua, ma piangi intanto,
 ma domandi almen pietà.
 
595   Io dal fato, io sono oppressa.
 Perdo altrui, perdo me stessa;
 né conservo almen del pianto
 l'infelice libertà. (Parte)