L’olimpiade (Jommelli), libretto, Stoccarda, Cotta, 1761

 SCENA IV
 
 ARGENE e poi AMINTA
 
 ARGENE
 E trovar non poss'io
600né pietà, né soccorso?
 AMINTA
                                          Eterni dei!
 Parmi Argene colei.
 ARGENE
                                       Vendetta almeno,
 vendetta si procuri. (Vuol partire)
 AMINTA
                                        Argene, e come
 tu in Elide? Tu sola?
 Tu in sì ruvide spoglie?
 ARGENE
                                              I neri inganni
605a secondar del prence
 dunque ancor tu venisti? A saggio invero
 regolator commise il re di Creta
 di Licida la cura. Ecco i bei frutti
 di tue dottrine. Hai gran ragione Aminta
610d'andarne altier. Chi vuol sapere appieno
 se fu attento il cultor, guardi 'l terreno.
 AMINTA
 (Tutto già sa). Non da' consigli miei...
 ARGENE
 Basta... Chi sa? Nel cielo
 v'è giustizia per tutti e si ritrova
615talvolta anche nel mondo. Io chiederolla
 agli uomini, agli dei. S'ei non ha fede,
 ritegni io non avrò. Vuo' che Clistene,
 vuo' che la Grecia, il mondo
 sappia ch'è un traditore; acciò per tutto
620questa infamia lo siegua, acciò che ognuno
 l'abborrisca, l'eviti,
 e con orrore a chi nol sa l'additi.
 AMINTA
 Non son questi pensieri
 degni d'Argene. Un consigliero infido
625anche giusto è lo sdegno. Io nel tuo caso
 più dolci mezzi adoprerei. Tu sai
 che meglio è sempre il racquistarlo amante
 che opprimerlo nemico.
 ARGENE
                                              E credi, Aminta,
 ch'ei tornerebbe a me?
 AMINTA
                                             Lo spero; alfine
630fosti l'idolo suo. Per te languiva,
 delirava per te. Non ti sovviene
 che cento volte e cento...
 ARGENE
 Tutto, per pena mia, tutto rammento.
 
    Che non mi disse un dì?
635Quai numi non giurò?
 E come, oh dio, si può,
 come si può così
 mancar di fede!
 
    Tutto per lui perdei,
640oggi lui perdo ancor.
 Poveri affetti miei!
 Questa mi rendi, amor,
 questa mercede? (Parte)