L’olimpiade (Jommelli), libretto, Stoccarda, Cotta, 1761

 Vusignoria favella
745come appunto parlar deve una stella.
 ERNESTO
 Qui non v’è alcun che dica
 di morir per l’amata;
 non v’è alcun che sia fido ad una ingrata.
 No vedrete chi voglia
750nella tasca portar ampolle o astucchi
 con balsami o ingredienti,
 utili delle donne a’ svenimenti.
 BONAFEDE
 Ma, se svien una donna,
 come la soccorrete?
 ERNESTO
                                      Accostumiamo
755una corda portare e quando fanno
 tali caricature,
 le facciam rinvenir con battiture.
 BONAFEDE
 Questo, per vero dire,
 è un perfetto elisire.
 ERNESTO
760È un elisir che giova;
 e credetelo a me che il so per prova.
 
    Un dolce affetto
 se l’incatena,
 l’ira depone
765la tigre armena,
 lascia il leone
 la crudeltà.
 
    Ma provocato
 se fia lo sdegno,
770divien impegno
 del lor furore
 spogliar il petto
 d’ogni pietà.
 
 SCENA VII
 
 BONAFEDE e persone che forman l’eco
 
 BONAFEDE
 Io resto stupefatto.
775Questo è un mondo assai bello, assai ben fatto.
 Cantan sì ben gli augelli;
 suonano gli arboscelli;
 ognun balla, ognun gode;
 ognun vive giocondo;
780oh che mondo felice! Oh che bel mondo!
 Me lo voglio goder. Vo’ andar girando
 per questa ch’esser credo
 la principal città.
 Non so s’abbia d’andar di là o di qua.
 ECO
785Di qua, di qua, di qua.
 BONAFEDE
 Oh questa sì che è bella!
 Ognuno a sé mi appella.
 E mi sento a chiamar di qua e di là.
 ECO
 Di là, di là, di là.
 BONAFEDE
790E siam sempre da capo.
 Vorrei venire e non vorrei venire;
 sono fra il sì ed il no.
 ECO
 No, no, no, no, no, no.