L’olimpiade (Jommelli), libretto, Stoccarda, Cotta, 1761

 SCENA XI
 
 LICIDA e poi ARGENE
 
 LICIDA
 A me barbaro? Oh numi!
900Perfido a me? Voglio seguirla; e voglio
 sapere almen... l'amico
 potria... Ma dove andò? Si cerchi. Almeno
 e consiglio e conforto
 Megacle mi darà. (Vuol partire)
 AMINTA
                                    Megacle è morto.
 LICIDA
905Che dici, Aminta!
 AMINTA
                                    Io dico
 purtroppo il ver.
 LICIDA
                                 Come? Perché? Qual empio
 sì bei giorni troncò? Trovisi; io voglio
 ch'esempio di vendetta altrui ne resti.
 AMINTA
 Principe, nol cercar. Tu l'uccidesti.
 LICIDA
910Io! Deliri?
 AMINTA
                       Volesse
 il ciel ch'io delirassi. Odimi. In traccia
 mentre or di te venia, fra quelle piante
 un gemito improvviso
 sento; mi fermo; al suon mi volgo e miro
915uom che sul nudo acciaro
 prono già s'abbandona. Accorro; al petto
 fo d'una man sostegno,
 con l'altra il ferro svio. Ma quando al volto
 Megacle ravvisai,
920pensa com'ei restò, com'io restai.
 Dopo un breve stupore: «Ah qual follia
 bramar ti fa la morte»
 io volea dirgli, ei mi prevenne. «Aminta,
 ho vissuto abbastanza»
925sospirando mi disse
 dal profondo del cor. «Senza Aristea
 non so viver né voglio. Ah son due lustri
 che non vivo che in lei. Licida, oh dio,
 m'uccide e non lo sa. Ma non m'offende.
930Suo dono è questa vita, ei la riprende».
 LICIDA
 Oh amico! E poi?
 AMINTA
                                   Fugge da me, ciò detto,
 come partico stral. Vedi quel sasso,
 signor, colà, che 'l sottoposto Alfeo
 signoreggia ed adombra? Egli v'ascende
935in men che non balena. In mezzo al fiume
 si scaglia; io grido invan. L'onda percossa
 balzò, s'aperse; in frettolosi giri
 si riunì, l'ascose. Il colpo, i gridi
 replicaron le sponde; e più nol vidi.
 LICIDA
940Ah qual orrida scena
 or si scuopre al mio sguardo! (Rimane stupido)
 AMINTA
                                                        Almen la spoglia
 che albergò sì bell'alma
 vadasi a ricercar. Da' mesti amici
 questi a lui son dovuti ultimi uffici. (Parte)