L’olimpiade (Jommelli), libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1774

 SCENA III
 
 LICIDA ed AMINTA
 
 LICIDA
 Oh generoso amico!
85Oh Megacle fedel!
 AMINTA
                                    Così di lui
 non parlavi poc'anzi.
 LICIDA
                                         Eccomi alfine
 possessor d'Aristea. Vanne, disponi
 tutto, mio caro Aminta. Io con la sposa
 prima che il sol tramonti
90voglio quindi partir.
 AMINTA
                                        Più lento, o prence,
 nel fingerti felice. Ancor vi resta
 molto di che temer.
 LICIDA
                                       Quanto importuno
 è questo tuo noioso,
 perpetuo dubitar. Vicino al porto
95vuoi ch'io tema il naufragio! A' dubbi tuoi
 chi presta fede intera
 non sa mai quando è l'alba o quando è sera.
 
    Quel destrier che all'albergo è vicino,
 più veloce s'affretta nel corso;
100non l'arresta l'angustia del morso,
 non la voce che legge gli dà.
 
    Tal quest'alma, che piena è di speme,
 nulla teme, consiglio non sente;
 e si forma una gioia presente
105del pensiero che lieta sarà. (Partono)