L’olimpiade (Jommelli), libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1774

 SCENA IX
 
 MEGACLE solo
 
 MEGACLE
 Che intesi eterni dei! Quale improvviso
 fulmine mi colpì! L'anima mia
380dunque fia d'altri! E ho da condurla io stesso
 in braccio al mio rival! Ma quel rivale
 è il caro amico. Ah quali nomi unisce
 per mio strazio la sorte! Eh che non sono
 rigide a questo segno
385le leggi d'amistà. Perdoni il prence,
 ancor io sono amante. Il domandarmi
 ch'io gli ceda Aristea non è diverso
 dal chiedermi la vita. E questa vita
 di Licida non è? Non fu suo dono?
390Non respiro per lui? Megacle ingrato,
 e dubitar potresti? Ah se ti vede
 con questa in volto infame macchia e rea
 ha ragion d'abborrirti anche Aristea.
 No, tal non mi vedrà. Voi soli ascolto
395obblighi d'amistà, pegni di fede,
 gratitudine, onore. Altro non temo
 che il volto del mio ben. Questo s'eviti
 formidabile incontro. In faccia a lei,
 misero, che farei! Palpito e sudo
400solo in pensarlo e parmi
 istupidir, gelarmi,
 confondermi, tremar... No, non potrei...