L’olimpiade (Jommelli), libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1774

 SCENA IV
 
 ARGENE e poi AMINTA
 
 ARGENE
 E trovar non poss'io
 né pietà, né soccorso?
 AMINTA
                                          Eterni dei!
520Parmi Argene colei.
 ARGENE
                                       Vendetta almeno,
 vendetta si procuri. (Vuol partire)
 AMINTA
                                        Argene, e come
 tu in Elide? Tu sola?
 Tu in sì ruvide spoglie?
 ARGENE
                                              I neri inganni
 a secondar del prence
525dunque ancor tu venisti? A saggio invero
 regolator commise il re di Creta
 di Licida la cura. Ecco i bei frutti
 di tue dottrine. Hai gran ragione, Aminta,
 d'andarne altier. Chi vuol sapere appieno
530se fu attento il cultor, guardi il terreno.
 AMINTA
 (Tutto già sa). Non da' consigli miei...
 ARGENE
 Basta... Chi sa? Nel cielo
 v'è giustizia per tutti e si ritrova
 talvolta anche nel mondo. Io chiederolla
535agli uomini, agli dei. S'ei non ha fede,
 ritegni io non avrò. Vuo' che Clistene,
 vuo' che la Grecia, il mondo
 sappia ch'è un traditore; acciò per tutto
 questa infamia lo siegua, acciò ch'ognuno
540l'abborrisca, l'eviti,
 e con orrore a chi nol sa l'additi.
 AMINTA
 Non son questi pensieri
 degni d'Argene. Un consigliero infido
 anche giusto è lo sdegno. Io nel tuo caso
545più dolci mezzi adoprerei. Tu sai
 che meglio è sempre il racquistarlo amante
 che opprimerlo nemico.
 ARGENE
                                              E credi, Aminta,
 ch'ei tornerebbe a me?
 AMINTA
                                             Lo spero; alfine
 fosti l'idolo suo. Per te languiva,
550delirava per te. Non ti sovviene
 che cento volte e cento...
 ARGENE
 Tutto, per pena mia, tutto rammento.
 
    Che non mi disse un dì?
 Quai numi non giurò?
555E come, oh dio, si può,
 come si può così
 mancar di fede!
 
    Tutto per lui perdei,
 oggi lui perdo ancor.
560Poveri affetti miei!
 Questa mi rendi, amor,
 questa mercede? (Parte)