L’olimpiade (Jommelli), libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1774

 SCENA VI
 
 ARISTEA e detti
 
 ARISTEA
                                   (All'odiose nozze (Non vede Megacle)
 come vittima io vengo all'ara avanti).
 LICIDA
 (Sarà mio quel bel volto in pochi istanti).
 CLISTENE
 Avvicinati, o figlia, ecco il tuo sposo. (Ha per mano Megacle)
 MEGACLE
625(Ah! non è ver).
 ARISTEA
                                Lo sposo mio! (Stupisce vedendo Megacle)
 CLISTENE
                                                            Sì. Vedi
 se giammai più bel nodo in ciel si strinse.
 ARISTEA
 (Ma se Licida vinse,
 come il mio bene?... Il genitor m'inganna).
 LICIDA
 (Crede Megacle sposo e se n'affanna).
 ARISTEA
630E questi, o padre, è il vincitor? (Additando Megacle)
 CLISTENE
                                                           Mel chiedi?
 Non lo ravvisi al volto
 di polve asperso? All'onorate stille
 che gli rigan la fronte? A quelle foglie
 che son di chi trionfa
635l'ornamento primiero?
 ARISTEA
 Ma che dicesti Alcandro?
 ALCANDRO
                                                Io dissi il vero.
 CLISTENE
 Non più dubbiezze. Ecco il consorte a cui
 il ciel t'accoppia; e nol potea più degno
 ottener dagli dei l'amor paterno.
 ARISTEA
640(Che gioia!)
 MEGACLE
                          (Che martir!)
 LICIDA
                                                      (Che giorno eterno!)
 CLISTENE
 E voi tacete! Onde il silenzio? (A Megacle ed Aristea)
 MEGACLE
                                                         (Oh dio!
 Come comincerò?)
 ARISTEA
                                      Parlar vorrei,
 ma...
 CLISTENE
             Intendo. Intempestiva
 è la presenza mia. Severo ciglio,
645rigida maestà, paterno impero
 incomodi compagni
 sono agli amanti. Io mi sovvengo ancora
 quanto increbbero a me. Restate. Io lodo
 quel modesto rossor che vi trattiene.
 MEGACLE
650(Sempre lo stato mio peggior diviene).
 CLISTENE
 
    So ch'è fanciullo Amore,
 né conversar gli piace
 con la canuta età.
 
    Si stanca del rigore;
655e stan di rado in pace
 rispetto e libertà. (Parte)