L’olimpiade (Jommelli), libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1774

 SCENA VI
 
 Aspetto esteriore del gran tempio di Giove Olimpico, dal quale si scende per lunga e magnifica scala divisa in diversi piani. Piazza innanzi al medesimo con ara ardente nel mezzo. Bosco all’intorno de’ sacri ulivi silvestri, donde formavansi le corone per gli atleti vincitori.
 
 CLISTENE che scende dal tempio preceduto da numeroso popolo, da’ suoi custodi, da LICIDA in bianca veste, coronato di fiori, da ALCANDRO e dal coro de’ sacerdoti, de’ quali alcuni portano sopra bacili d’oro gli stromenti del sacrificio
 
 CORO
 
    I tuoi strali terror de' mortali
 ah, sospendi, gran padre de' numi,
 ah, deponi, gran nume de' re.
 
 CLISTENE
1055Giovane sventurato, ecco vicino
 de' tuoi miseri dì l'ultimo istante.
 Tanta pietade, e mi punisca Giove
 se adombro il ver, tanta pietà mi fai
 che non oso mirarti. Il ciel volesse
1060che potess'io dissimular l'errore.
 Ma non lo posso, o figlio. Io son custode
 della ragion del trono. Al braccio mio
 illesa altri la diede;
 e renderla degg'io
1065illesa, o vendicata a chi succede.
 Obbligo di chi regna
 necessario è così come è penoso
 il dover con misura esser pietoso.
 Pur se nulla ti resta
1070a desiar, fuor che la vita, esponi
 libero il tuo desire. Esserne io giuro
 fedele esecutor. Quanto ti piace,
 figlio, prescrivi; e chiudi i lumi in pace.
 LICIDA
 Padre, che ben di padre,
1075non di giudice e re, que' detti sono,
 non merito perdono,
 non lo spero, nol chiedo e nol vorrei.
 Afflisse i giorni miei
 di tal modo la sorte
1080ch'io la vita pavento e non la morte.
 L'unico de' miei voti
 è il riveder l'amico
 pria di spirar. Già ch'ei rimase in vita,
 l'ultima grazia imploro
1085d'abbracciarlo una volta e lieto io moro.
 CLISTENE
 T'appagherò. Custodi, (Alle guardie)
 Megacle a me.
 ALCANDRO
                             Signor, tu piangi? E quale
 eccessiva pietà l'alma t'ingombra?
 CLISTENE
 Alcandro, lo confesso,
1090stupisco di me stesso. Il volto, il ciglio,
 la voce di costui nel cor mi desta
 un palpito improvviso
 che lo risente in ogni fibra il sangue.
 Fra tutti i miei pensieri
1095la cagion ne ricerco e non la trovo.
 Che sarà, giusti dei, questo ch'io provo!