L’olimpiade (Pergolesi), libretto, Roma, 1735

 SCENA VI
 
 Aspetto esteriore del gran tempio di Giove Olimpico. Bosco all’intorno con sacri olivi silvestri, donde si formavano le corone per li atleti vincitori. Magnifica scala avanti al medesimo, per la quale si scende nella gran piazza adornata da’ lati di maestosa fabrica tutta tendata con ara ardente nel mezzo.
 
 CLISTENE preceduto da numeroso popolo, da LICIDA in bianca veste coronato di fiori, da ALCANDRO e dai custodi del tempio, alcuni de’ quali portano sopra bacili d’oro gli strumenti del sacrificio
 
 CORO
 
    "I tuoi strali terror de' mortali
 "ah sospendi gran padre de' numi,
1205"ah deponi gran nume de' re.
 
 PARTE
 
    "Fumi il tempio del sangue d'un empio
 "che oltraggiò con insano furore,
 "sommo Giove, un'immago di te.
 
 CORO
 
    "I tuoi strali terror de' mortali
1210"ah sospendi gran padre de' numi,
 "ah deponi gran nume de' re.
 
 PARTE
 
    "L'onde chete del pallido Lete
 "l'empio varchi, ma il nostro timore,
 "ma il suo fallo portando con sé.
 
 CORO
 
1215   "I tuoi strali terror de' mortali
 "ah sospendi gran padre de' numi,
 "ah deponi gran nume de' re.
 
 CLISTENE
 Giovane sventurato, ecco vicino
 de' tuoi miseri dì l'ultimo istante.
1220Tanta pietade (e mi punisca Giove
 se adombro il ver), tanta pietà mi fai,
 che non oso mirarti. Il ciel volesse
 che potess'io dissimular l'errore.
 Ma non lo posso, o figlio. Io son custode
1225della ragion del trono. Al braccio mio
 illesa altri la diede
 e renderla degg'io
 illesa, o vendicata a chi succede.
 Obbligo di chi regna
1230necessario è così, come penoso
 il dover con misura esser pietoso.
 Pur se nulla ti resta
 a desiar, fuor che la vita, esponi
 libero il tuo desire. Esserne io giuro
1235fedele esecutor. Quanto ti piace,
 figlio, prescrivi e chiudi i lumi in pace.
 LICIDA
 Padre (che ben di padre,
 non di giudice e re que' detti sono),
 non merito perdono,
1240non lo spero, nol chiedo e nol vorrei.
 Afflisse i giorni miei
 di tal modo la sorte,
 ch'io la vita pavento e non la morte.
 L'unico de' miei voti
1245è il riveder l'amico
 pria di spirar. Già ch'ei rimase in vita,
 l'ultima grazia imploro
 d'abbracciarlo una volta e lieto io moro.
 CLISTENE
 Vanne, giusto è il desio.
1250Voi lo seguite, ei torni (Alle guardie)
 poi con Megacle a me.
 LICIDA
                                           Pago son io.
 ALCANDRO
 Signor tu piangi? E quale
 eccessiva pietà l'alma t'ingombra?
 CLISTENE
 Alcandro, lo confesso.
1255Stupisco di me stesso. Il volto, il ciglio,
 la voce di costui nel cor mi desta
 un palpito improvviso,
 che lo risente in ogni fibra il sangue.
 Fra tutti i miei pensieri
1260la cagion ne ricerco; e non la trovo.
 Che sarà, giusti dei, questo ch'io pruovo?
 
    Non so donde viene
 quel tenero affetto,
 quel moto che ignoto
1265mi nasce nel petto,
 quel giel che le vene
 scorrendo mi va.
 
    Nel seno a destarmi
 sì fieri contrasti
1270non parmi che basti
 la sola pietà.