L’olimpiade (Pergolesi), libretto, Roma, 1735

 ATTO TERZO, SCENA III
 
 Doppo il verso che dice Megacle «Lasciar l’amico! Ah così vil non sono»
 
 ARGENE
 Inutil zelo or che Aristea la cura
1480ha della sua salvezza.
 MEGACLE
                                         E se Clistene
 si mostrasse placato, avrei per questo
 ragion di non temer? Lo sdegno, Argene,
 se ha ritegno in un core
 dove si concepì, divien maggiore.
 
1485   Torbido in volto e nero,
 benché non tuoni il cielo,
 tacito e gonfio appare
 senz'alcun vento il mare,
 e in petto al passaggiero
1490il cor fa palpitar.
 
    In quell'orrore ascoso
 il turbine s'appresta.
 E quel silenzio è un segno
 di prossima tempesta,
1495che van destando i venti
 racchiusi in seno al mar.