Il prigionier superbo, partitura ms. I-Nc Rari 7.6.7-8; olim 30.4.14-15

 SCENA VI
 
 ROSMENE e detti, VIRIDATE in disparte
 
 ROSMENE
 Del real padre al cenno
530ecco Rosmene.
 VIRIDATE
                              (Io sieguo
 l'orme della mia luce).
 SOSTRATE
 Figlia, pria ch'io favelli,
 sai tu qual devi obedienza al mio
 risoluto voler?
 ROSMENE
                             Legge più sacra
535non ebbi mai.
 SOSTRATE
                             Su questa destra in cui
 ancor v'è l'orma del mio scettro, giura
 inviolabil fede.
 METALCE
                               (In sen mi sento
 già lieto il cor).
 ROSMENE
                               La giuro;
 ed umile siggillo il giuramento.
 SOSTRATE
540Metalce, il goto vincitor, mi scioglie
 dal piede i lacci. Gran mercé! mi rende
 la norveggia corona.
 Eccelso dono! Avvampa
 per te di puro amore...
 METALCE
                                            Sostrate, basta:
545a lei che l'alma adora
 dicesti assai.
 SOSTRATE
                           Ma non è tutto ancora.
 VIRIDATE
 (Misero me, che ascolto!)
 SOSTRATE
                                                 Alla tua mano
 ei la sua destra d'annodare ambisce.
 Guardami figlia in volto. Inorridisce
550all'audace richiesta il cor d'un padre.
 Pensa che quella destra
 a me rapì lo scettro:
 pensa qual tu nascesti, e qual io sia,
 e temi in quella man la rabbia mia.
 VIRIDATE
555(Respira il cor).
 METALCE
                                (Son morto).
 Tanto dunque, o superbo,
 me presente si ardisce?
 SOSTRATE
 Metalce, ecco il tuo dono: al piè lo getto,
 lo premo, lo calpesto:
560del mio gran core un picciol atto è questo.
 METALCE
 Olà! sugl'occhi miei
 il superbo si sveni.
 VIRIDATE
                                     Ah! ciò non sia.
 ROSMENE
 Deh! Cieli!
 METALCE
                        E che! tant'oltre
 puoi osare, o fellone? Ambo svenati
565cadano a questo piè.
 ROSMENE
                                        Pria di Rosmene
 non cadranno, o inumano.
 Io farò loro scudo
 del collo inerme e del mio petto ignudo.
 METALCE
 Così sprezzato io son? Costei si svella
570dai protervi rubelli, e a la più orrenda
 carcere or sian condotti i rei felloni.
 ROSMENE
 Ah! Metalce, se il brami,
 ecco il mio sangue.
 METALCE
                                     No, moran gl'infami.
 
    Trucidati a queste piante,
575empio padre, ardito amante,
 vi trarrà il mio giusto sdegno:
 e nel vostro sangue indegno
 l'ira mia s'estinguerà.
 
    Fra i tormenti più spietati
580spirar l'alma, o scelerati,
 oggi il mondo vi vedrà.