Li prodigi della divina grazia, libretto, Roma, Zempel, 1742 (La conversione di San Guglielmo duca d’Aquitania)

 San Guglielmo e San Bernardo
 
 SAN GUGLIELMO
 Bernardo, assai dicesti. Un'altra volta
 il resto ascolterò.
 SAN BERNARDO
                                  Guglielmo, ascolta.
 SAN GUGLIELMO
 Su la sede di Piero,
 d'Anacleto regnante
5son fermo a sostener il sommo impero.
 Poco stimo i divieti
 del romano senato a me funesto:
 abbiano i miei decreti
 forza e vigore: io nulla curo il resto.
10Godrò veder nel Campidoglio estinta
 l'usurpata potenza;
 né curo i templi offesi, o Roma avvinta;
 cada pur l'innocenza,
 si profanin gli altari; io così voglio:
15ceda Innocenzo ad Anacleto il soglio.
 SAN BERNARDO
 Pensa, che fin da' miei sacri recessi
 l'amor qui mi chiamò di tua salvezza.
 Se di render non cessi
 combattuta di Pier la sacra nave,
20temo, che a te fia grave
 poi sostener l'ira divina, e temo
 l'ora fatal del tuo supplicio estremo.
 Troppo de' falli tuoi grave è la soma:
 se ai primi aggiunger vuoi nuovo reato,
25temi il cielo sdegnato, e temi Roma.
 SAN GUGLIELMO
 Pur se Innocenzo adoro, io poi non voglio
 nel lor primiero soglio
 ripor le mitre ree, cui diedi esiglio.
 SAN BERNARDO
 Mal si governa chi così si regge.
30Il tuo gran senno imploro:
 vuoi con ingiusta legge
 assolvere Innocenzo, e dannar loro?
 SAN GUGLIELMO
 Così l'onor mi detta.
 SAN BERNARDO
 È più l'onor di Dio: questa è vendetta.
 SAN GUGLIELMO
35Non cangerò mai voglia:
 in ciò ostinato e duro
 ragion non chiedo, e verità non curo.
 SAN BERNARDO
 Non rifletti al tuo danno?
 Non vedi il tuo periglio?
40Cedi, cangia pensier, muta consiglio.
 SAN GUGLIELMO
 
    Ch'io muti consiglio?
 Ch'io cangi pensiero?
 Indarno lo speri,
 invano l'attendi:
45se il pensi, mi turbi:
 se il credi, m'offendi:
 pensiero, consiglio
 non mai cangerò.
 
    Qual rupe, che immota
50tra sassi s'asconde,
 resiste, non cede
 agli urti dell'onde:
 qual rupe costante
 anch'io mi farò.