Il re pastore, libretto, Torino, Stamperia Reale, 1757

 con cui questi gelosi
 dalle donne si fan morir rabbiosi.
 FLAMINIA
 Se l’accordasse il padre
300spererei con Ernesto esser felice.
 CLARICE
 Lo spererei anch’io
 con Ecclitico mio.
 FLAMINIA
 Quell’Ecclitico vostro
 è un uom ch’altro non pensa
305che contemplare or l’una, or l’altra stella.
 CLARICE
 Questo è quello, sorella,
 che in lui mi piace più.
 Finché ei pensa alla luna ovvero al sole,
 la sua moglie farà quello che vuole.
 FLAMINIA
310Ma il genitor, io temo,
 non vorrà soddisfarci.
 CLARICE
                                           Evvi in tal caso
 un ottimo espediente,
 maritarci da noi senza dir niente.
 FLAMINIA
 Ciò so che non conviene a onesta figlia.
315Ma se amor mi consiglia e il padre austero
 negar volesse a me questo contento
 il vostro abbraccierei suggerimento.
 
    Tante volte ho inteso a dire
 che noi altre fanciulline
320siamo come le galline
 nel mercato da comprar.
 
    Chi la vuole vecchia e grossa,
 chi la cerca pollastrella,
 chi grassotta e tenerella
325da far brodo e da mangiar.
 
    Ma se avremo per sventura
 troppo austero il venditore,
 l’uno e l’altro compratore
 ben saprem da noi trovar. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 CLARICE, poi BUONAFEDE
 
 CLARICE
330La cara sorellina
 par proprio innocentina; ma se dirla
 schietta dovessi, come detta va,
 di malizia più assai di me ne sa.
 BUONAFEDE
 Brava, signora figlia!
335V’ho detto tante volte
 che non uscite dalla vostra stanza.
 CLARICE
 Ed io tant’altre volte
 mi sono dichiarata
 che non voglio morir, signor, crepata.
 BUONAFEDE
340Ah! Briccona, fraschetta,
 vedrai quel che so far.
 CLARICE
                                           Sì, gastigatemi;
 cacciatemi di casa e maritatemi.
 BUONAFEDE
 Se io ti maritassi,
 te non gastigherei ma tuo marito.
345Né gastigo maggior dargli potrei,
 quanto una donna pazza qual tu sei.
 CLARICE
 Io pazza? V’ingannate.
 Pazza sarei qualora
 mi lasciassi un po’ troppo intimorire
350e avessi per rispetto a intisichire.
 
    Son fanciulla da marito
 voglio questo, già il sapete;
 e se voi non mel darete,
 da me stessa il prenderò.
 
355   Ritrovatemi un partito
 che sia proprio al genio mio
 o lasciate, farò io,
 se lo cerco il troverò.
 
    Ogni frutto è assai gradito,
360quando in tempo lo mangiate;
 ma se un po’ lo trascurate
 il sapor già se n’andò.
 
    I tempi sono tre;
 negarlo non si può;
365ma io sempre al presente,
 signor, mi attaccherò. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 BUONAFEDE, poi LISETTA
 
 BUONAFEDE
 Se mandarla potessi
 nel mondo della luna, avrei speranza
 gastigata veder la sua baldanza.
 LISETTA
370Serva, signor padrone.
 BUONAFEDE
                                            Addio, Lisetta.
 LISETTA
 Vuol cenare?
 BUONAFEDE
                           È ancor presto; aspetta un poco.
 LISETTA
 Ho posto già la panatella al foco.
 BUONAFEDE