Il re pastore, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1770

 Anzi sarem soggette più che mai.
 CLARICE
 Eh sorella, i mariti
 non son più tanto austeri,
 aman la libertade al par di noi
330ed abbada ciascuno a’ fatti suoi.
 FLAMINIA
 Felici noi, se ci toccasse in sorte
 un marito alla moda. Ah sventurate,
 se un geloso ci tocca!
 CLARICE
                                        In pochi giorni
 o ch’io lo guarirei
335o che al mondo di là lo manderei.
 FLAMINIA
 Vorreste forse avvelenarlo?
 CLARICE
                                                    Oibò
 ma il segreto io so
 con cui questi gelosi
 dalle donne si fan morir rabbiosi.
 FLAMINIA
340Se l’accordasse il padre,
 spererei con Ernesto esser felice.
 CLARICE
 Lo spererei anch’io
 con Ecclitico mio.
 FLAMINIA
 Quell’Ecclitico vostro
345è un uom ch’altro non pensa
 che contemplar or l’una, or l’altra stella.
 CLARICE
 Questo è quello, sorella,
 che in lui mi piace più.
 Finché ei pensa alla luna ovvero al sole
350la sua moglie farà quello che vuole.
 FLAMINIA
 Ma il genitor io temo
 non vorrà soddisfarci.
 CLARICE
                                           Evvi in tal caso
 un ottimo espediente.
 Maritarci da noi senza dir niente.
 FLAMINIA
355Ciò so che non convien a onesta figlia.
 Ma se amor mi consiglia,
 e il padre a me si oppone,
 io temo che all’amor ceda ragione.
 
    Ragion nell’alma siede
360regina de’ pensieri
 ma si disarma e cede,
 se la combatte amor.
 
    E amor se occupa il trono
 di re si fa tiranno
365e sia tributo o dono,
 vuol tutto il nostro cor.
 
 SCENA VIII
 
 CLARICE, poi BONAFEDE
 
 BUONAFEDE
 Brava, signora figlia,
 v’ho detto tante volte
 che non uscite dalla vostra stanza.
 CLARICE
370Ed io tant’altre volte
 mi sono dichiarata
 che non posso soffrir di star serrata.
 BUONAFEDE
 E ben bene, fraschetta,
 so io quel che farò.
 CLARICE
                                     Sì, castigatemi;