Il re pastore, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1770

 SCENA IV
 
 ALESSANDRO preceduto da capitani greci, seguito da nobili di Sidone e dalla sua guardia reale e detti
 
 ALESSANDRO
 Agenore. (Ad Agenore che parte)
 AGENORE
                     Signor.
 ALESSANDRO
                                     Fermati. Io deggio
390poi teco favellar. (Agenore si ferma) Per qual cagione
 resta il re di Sidone (Ad Aminta)
 ravvolto ancor fra quelle lane istesse?
 AMINTA
 Perché ancor non impresse
 su quella man, che lo solleva al regno,
395del suo grato rispetto un bacio in pegno.
 Soffri che prima al piede
 del mio benefattor... (Vuole inginocchiarsi)
 ALESSANDRO
                                         No; dell'amico
 vieni alle braccia; e di rispetto invece
 rendigli amore. Esecutor son io
400dei decreti del ciel. Tu del contento,
 che in eseguirli io provo,
 sol mi sei debitor. Per mia mercede
 chiedo la gloria tua.
 AMINTA
                                       Qual gloria, oh dei,
 io saprò meritar, se fino ad ora
405una greggia a guidar solo imparai?
 ALESSANDRO
 Sarai buon re, se buon pastor sarai.
 AMINTA
 Sì. Ma in un mar mi veggo
 ignoto e procelloso. Or se tu parti,
 chi sarà l'astro mio? Da chi consigli
410prender dovrò?
 ALESSANDRO
                                Già questo dubbio solo
 mi promette un gran re. Del mar che varchi
 tu prevedi, e mi piace,
 già lo scoglio peggior. Nebbie d'affetti
 se dal tuo cor tu sollevar non lasci
415a turbarti il seren, tutto vedrai.
 Sarai buon re, se buon pastor sarai.
 AMINTA
 Tanto ardir da quei detti...
 ALESSANDRO
                                                   Or va', deponi
 quelle rustiche vesti; altre ne prendi;
 e torna a me. Già di mostrarti è tempo
420a' tuoi fidi vassalli.
 AMINTA
                                     Ah fate, o numi,
 fate che Aminta in trono
 sé stesso onori, il donatore e il dono.
 
    Ah per voi la pianta umile
 prenda, o dei, miglior sembianza;
425e risponda alla speranza
 d'un sì degno agricoltor.
 
    Trasportata in colle aprico
 mai non scordi il bosco antico,
 né la man che la feconda
430d'ogni fronda e d'ogni fior. (Parte)