Semiramide, libretto, Venezia, Buonarigo, 1729

                        Possibile che siate
 tanto crudele!
 PORPORINA
                             Andate via, vi dico.
 DORINDO
 Vi sarò buon amico.
 So il mio dover.
 PORPORINA
                                Come sarebbe a dire?
 DORINDO
185Io vi regalerò.
 PORPORINA
                             Questi futuri
 non mi piacciono punto. Andate via.
 DORINDO
 Vi prego in cortesia.
 PORPORINA
                                        No no, non posso.
 DORINDO
 Ma perché non potete?
 Porporina, tenete
190questa piccola borsa
 per caparra di quel ch’io vi darò.
 PORPORINA
 Signor no, signor no.
 DORINDO
 Eh via.
 PORPORINA
                 Non faccia ceremonie.
 DORINDO
 Mi fate torto.
 PORPORINA
                           Non vorrei...
 DORINDO
                                                    Prendete.
 PORPORINA
195Grazie, grazie. Voi siete (Prende la borsa)
 veramente garbato.
 DORINDO
 D’un core innamorato
 movetevi a pietà.
 PORPORINA
 Sentite; andate là.
200Lisaura è sola sola.
 Il padre è negligente
 e alla figlia non pensa niente, niente.
 DORINDO
 Dunque vado.
 PORPORINA
                             Sì andate.
 Siccome siete voi gentil così,
205m’addoprerei per voi la notte e il dì.
 
    Non posso soffrire
 vedervi languire;
 ho un cor troppo tenero,
 vi voglio aiutar.
 
210   (Perché non è avaro,
 non prezza il danaro,
 lo vuo’ consolar).
 Ho un cor troppo tenero,
 vi voglio aiutar.
 
 SCENA VI
 
 DORINDO solo
 
 DORINDO
215Dice ben Porporina, dice bene;
 chi brama esser contento
 vi vuole oro ed argento.
 E son senza contanti
 in continuo dolor tutti gli amanti.
 
220   Senza sentir il danno
 dell’amorose pene,
 amare il caro bene
 se sia piacer più grato
 dical chi amor provò.
 
225   Misero non son io,
 felice è questo core,
 che più bramar poss’io,
 più desiar non so.
 
 SCENA VII
 
 Altra camera nella stessa casa.
 
 AURELIA e CORNELIO
 
 AURELIA
 Sì sì, Cornelio mio,
230amami di buon cor che t’amo anch’io.