Semiramide, libretto, Venezia, Buonarigo, 1729

 Filiberto alla figlia.
 Quest’istrumento il giorno d’ieri è fatto;
 onde non val di questo dì il contratto.
 CORNELIO
 La lite tornerà...
 DORINDO
                                Non ho paura.
1220So ch’ell’è un’impostura.
 Signor, siete ingannato. (A Filiberto)
 Cornelio e ser Imbroglio v’han gabbato.
 FILIBERTO
 Che siate benedetto! E qual mercede
 posso darvi, signor?
 DORINDO
                                       Di vostra figlia
1225a me basta la mano; e voi sarete
 padron del vostro, fino che vivete.
 FILIBERTO
 Io son contento.
 LISAURA
                                Ed io felice sono.
 DORINDO
 Donatemi la destra, il cor vi dono.
 FILIBERTO
 Aurelia, andate tosto
1230fuori di casa mia.
 AURELIA
                                   Poco m’importa;
 di già son maritata.
 CORNELIO
                                       V’ingannate;
 se la roba non v’è più non vi voglio.
 Non val l’obbligazione.
 AURELIA
 Voi mi sposaste senza condizione.
1235Voglia o non voglia, alfin vostra son io.
 CORNELIO
 Ho fatto un bel guadagno da par mio.
 FILIBERTO
 Se speraste goder, soffrite il danno.
 Sopra l’ingannator cade l’inganno.
 PORPORINA
 Pietà, signor padron.
 PASQUINO
                                         Perdono, aita.
 FILIBERTO
1240Siete qui disgraziati?
 Ancor per questa volta
 vi siano i vostri falli perdonati.
 CORO
 
    Chi lieto giubbila,
 chi tristo geme,
1245chi piange e freme,
 chi lieto sta.
 
    Dolente è il core
 del traditore;
 ma l’innocente
1250godendo va.
 
 Fine del dramma
 
 
 IL NEGLIGENTE
 
    Drama giocoso.
    Leida, della stampa d’Elia Luzac il figlio, MDCCLII.
 
 ATTORI
 
 FILIBERTO
 (il signor Giuseppe Ristorini di Bologna)
 LISAURA
 (la signora Elisabetta Ferrari veneziana)
 DORINDO
 (la signora Minetta de Rosennauw)
 PASQUINO
 (il signor Gaetano Quilici di Pisa, virtuoso di sua maestà imperiale)
 PORPORINA
 (la signora Anna Castelli di Bologna)
 AURELIA
 (la signora Eugenia Mellini di Bologna)
 CORNELIO
 (la signora Margherita Cavalli di Bologna)
 UN CONTE che non parla
 
 
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera in casa di Filiberto.
 
 FILIBERTO a sedere e LISAURA
 
 FILIBERTO
 Possibile che un giorno
 non posso star senza pensare a niente?
 Con questo tutto il dì rompermi il capo,
 figlia troppo crudele,
5mi farete morir. Voi lo sapete,
 io bramo la mia pace,
 faticare, pensar, m’annoia e spiace.
 LISAURA
 Ah caro padre, come mai potete
 goder la vostra pace
10con una lite intorno
 che se noi la perdiamo
 miserabili affatto oggi restiamo?
 FILIBERTO
 E ci ho da pensar io?
 Vi pensa il mio causidico.
15Egli sa il suo mestiere;
 io lo pago e non voglio altro pensiere.
 LISAURA
 Quant’è che a ritrovarlo non andate?
 FILIBERTO
 Stamattina v’andai.
 LISAURA
                                       Lodato il cielo.
 Gli parlaste? Che ha detto?
 FILIBERTO
20Era uscito di casa.
 LISAURA
 Non la finite mai d’uscir dal letto.
 Mai ben le cose vostre andar non ponno.
 FILIBERTO
 Oh che dolce dormir quando s’ha sonno.
 LISAURA
 Ho a dirvi un’altra cosa.
 FILIBERTO
25Oimè! Non m’annoiate.
 LISAURA
 Voi vi tenete in casa
 quell’impiccio d’Aurelia
 e non si sa perché.
 FILIBERTO
                                     Morto è suo padre.
 Me l’ha raccomandata.
 LISAURA
30Mi rassembra però troppo sfacciata.
 Eh mandatela via.
 FILIBERTO
                                    Ci pensaremo.
 LISAURA
 Un’altra cosa sola,
 se mi date licenza,
 vi dico e me ne vado.
 FILIBERTO
                                         Oh che pazienza!
 LISAURA
35Io cresco nell’età. Son figlia sola.
 Voi siete un po’ avvanzato
 ed ancor non pensate a darmi stato.
 FILIBERTO
 Oh ci è tempo, ci è tempo.
 Ci pensaremo.
 LISAURA
                              (A far lo stato mio,
40se non ci pensa lui, ci penso io).
 
    Fin che fresca etade infiora
 della donna il biondo crine,
 ciascun l’ama, ogniun l’adora,
 brama ogniun la sua beltà.
 
45   Ma se poi del verno ingrato
 la ricoprano le brine,
 piange invan del tempo andato
 la perdutà libertà.
 
 SCENA II
 
 FILIBERTO, poi PORPORINA
 
 FILIBERTO
 Non basta il grande impaccio
50di far nascer le figlie ed allevarle,
 pensar anche bisogna a maritarle.
 PORPORINA
 Serva, signor padrone.
 FILIBERTO
                                            Oh Porporina,
 come stiamo in cucina?
 PORPORINA
                                              Ho un’ambasciata
 di premura da farvi.
 FILIBERTO
                                        Io non ho voglia
55di sentir ambasciate.
 Me la farai stassera.
 PORPORINA
                                       Oh non ci è tempo
 da perdere, signor. Sentite...
 FILIBERTO
                                                      Oibò.
 Che noia.
 PORPORINA
                     Ha qui mandato
 il causidico vostro...
 FILIBERTO
                                       Oh nome odioso!
 PORPORINA
60A dir che tostamente,
 anzi subitamente,
 vi portiate a palazzo.
 FILIBERTO
 Io? Eh non son sì pazzo.
 Non mi vuo’ incomodar.
 PORPORINA
                                               Vi fa sapere
65esser la vostra causa in spedizione.
 FILIBERTO
 Oh che bella ragione!
 Si spedisca. La nuova aspetterò.
 PORPORINA
 Vi vorrà del denar.
 FILIBERTO
                                     Ne manderò.
 Senti, ho un po’ d’apetito,
70fammi una pitansina,
 cara mia Porporina.
 PORPORINA
 Ma spicciatevi prima il palazzista.
 O vestitevi e andate
 o almen qualche risposta a lui mandate.
 FILIBERTO
75Ehi Pasquino.
 
 SCENA III
 
 PASQUINO e detti