Semiramide, libretto, Venezia, Bettinelli, 1733

 AURELIA
 Quando fosse il marito...
 Come sarebbe a dir...
 FILIBERTO
                                          Via, parla schietto.
 AURELIA
 Mi vergogno davvero.
 FILIBERTO
360Qui nessuno ci sente.
 AURELIA
 Quando fosse il marito come voi...
 FILIBERTO
 Tuo marito sarò, se tu mi vuoi.
 AURELIA
 Ma io povera sono e non ho dote.
 FILIBERTO
 Io, io te la farò.
 AURELIA
365E poi... signore... io so
 che graziosa non sono e non son bella.
 FILIBERTO
 Cara, tu agli occhi miei sembri una stella.
 AURELIA
 
    Oimè cos’è questo
 ch’io provo nel core?
370Nemica d’amore
 son stata finor.
 Adesso per voi
 mi sento languir.
 Ma, caro, ma poi
375di me che sarà?
 
    Son troppo innocente
 nell’arte d’amar.
 Oimè non vorrei
 lasciarmi ingannar.
380Di me semplicetta,
 di me poveretta
 abbiate pietà.
 
 SCENA IX
 
 FILIBERTO, poi LISAURA
 
 FILIBERTO
 L’ho sempre detto ch’è una buona figlia
 Aurelia, di buon’indole e talento,
385e di prenderla in moglie io son contento.
 Ma quando? Eh si farà! Ma mi potrebbe
 fuggire dalle mani. Andiamo subito,
 pria che qualch’altro amor n’occupi il loco.
 N’andrò ma pria vuo’ riposarmi un poco. (Siede)
 LISAURA
390Signor padre, un affar di gran premura
 mi conduce da voi.
 FILIBERTO
 Di grazia andate e tornarete poi.
 LISAURA
 Il cielo mi presenta
 una buona fortuna.
 FILIBERTO
395Me ne rallegro assai.
 LISAURA
                                        Dorindo, il figlio
 di quel ricco mercante
 mi si è scoperto amante.
 FILIBERTO
 Benissimo, e così?
 LISAURA