Semiramide, libretto, Venezia, Bettinelli, 1733

 SCENA V
 
 PORPORINA e PASQUINO
 
 PASQUINO
 Per questa volta è andata bene.
 PORPORINA
                                                           In grazia
 del mio giudizio.
 PASQUINO
                                  Sì, gioia mia bella,
 tu sei una ragazza
715che può star, per dottrina, in paragone
 d’Ovidio, Quinto Curzio e Cicerone.
 PORPORINA
 Tutto ho fatto per te,
 peraltro in vita mia,
 io non so d’aver detta una bugia.
 PASQUINO
720Dunque mi porti amore?
 PORPORINA
 Ti amo con tutto il cuore.
 PASQUINO
 Dunque tu mia sarai?
 PORPORINA
 Sì, Pasquin, sarò tua, se mi vorrai.
 PASQUINO
 Se ti vorrò? Cospetto!
725Non bramo altri che te.
 Per quel tuo bel visino
 lascierei la minestra, il pane e il vino.
 PORPORINA
 Ma quando mi darai...
 PASQUINO
                                            Cosa?
 PORPORINA
                                                          La mano?
 PASQUINO
 Eccola, se la vuoi.
 PORPORINA
730La prenderei ma poi...
 PASQUINO
 Ma poi? Di che hai paura?
 PORPORINA
 Che tu mi dica il ver non son sicura.
 PASQUINO
 Vuoi che ti mostri il cor? Dammi un coltello.
 Voglio spaccarmi il petto,
735voglio mostrarti il cor.
 PORPORINA
                                           No, poveretto;
 lo so che mi vuoi bene
 ma un po’ di gelosia mi dà martello.
 PASQUINO
 Maledetta disgrazia è l’esser bello!
 PORPORINA
 Quei cari e belli occhietti
740saranno tutti miei?
 PASQUINO
                                      Sì.
 PORPORINA
                                              Quel bocchino
 sarà tutto per me?
 PASQUINO
                                     Sì.
 PORPORINA
                                             Quel visetto
 è tutto, tutto mio?
 PASQUINO
                                    Sì, tutto, tutto.
 PORPORINA
 Io mi sento morire.
 PASQUINO
                                       Io son distrutto.
 PORPORINA
 Stasera...
 PASQUINO
                    Che?
 PORPORINA
                                Faremo...
 PASQUINO
745Che cosa?
 PORPORINA
                      Il matrimonio.
 PASQUINO
 Non potressimo...
 PORPORINA
                                   Così.
 PASQUINO
                                               Farlo adesso...
 PORPORINA
 Così non è permesso.
 PASQUINO
 Ma io non posso più.
 PORPORINA
                                         Ma io già peno.
 PASQUINO
 Vado tutto in sudore.
 PORPORINA
                                         Io vengo meno.
 
750   Ohimè, che fuor del petto
 mi vien sul labbro il cor
 ma su quel bel labretto
 veggo il tuo core ancor.
 
    Damm’il tuo core, oh dio!
755Pigliati, o caro, il mio!
 Piglialo, che tel dono,
 dammelo, per pietà.
 
    Cosa farai del mio?
 Del tuo cosa farò?
760Perché fedel son io,
 il tuo lo serberò.
 
    Tu che pietà non hai
 me lo strapazzerai?
 No, no per carità.
 
 SCENA VI
 
 PASQUINO e DORINDO, il quale vorrebbe trattener PORPORINA che parte
 
 DORINDO
765Ehi, Porporina, udite...
 PASQUINO
 Signor, cosa comanda
 da Porporina.
 DORINDO
                            Che vuoi tu sapere?
 Va’ via, brutto villano.
 PASQUINO
 Cos’è questo va’ via?
770Cosa pretende lei?
 DORINDO
                                     Quel che mi pare. (Vuol seguir Porporina)
 PASQUINO
 Con grazia, padron mio; (Lo trattiene)
 lo vuo’ sapere anch’io.
 DORINDO
 Tu non devi saper quello che passa
 fra Porporina e me. (Non vuo’ ch’ei sappia
775che qui Lisaura aspetto).
 PASQUINO
 Porporina dev’esser moglie mia.
 Mi meraviglio di vusignoria.
 DORINDO
 (Mi voglio divertir con questo sciocco).
 Porporina tua sposa?
780Credimi, l’hai sbagliata,
 è la mia innamorata.
 PASQUINO
                                         Come! Oh diavolo!
 Non può star, non sarà, nol posso credere,
 mi vuol ben, me l’ha detto e l’ha giurato.
 DORINDO
 Di te gioco si prende e t’ha scherzato.
 PASQUINO
785Ah bugiarda! Ah maliarda!
 Adesso, adesso intendo
 perché quando gli ho detto
 di far il matrimonio di nascosto
 la furba m’ha risposto:
790«Così non è permesso».
 Femmine, traditore, ingrato sesso.
 
    Padron caro... parli chiaro;
 lo domando in carità.
 Porporina è vostra amata?
795Si? Ah stregaccia disgraziata!
 Possa andare alla malora...
 Ah la rabbia mi divora...
 Tic toc il cor mi fa.
 
    Dica, via, la verità;
800sì? Nol credo, se nol vedo;
 son sicuro, lei m’inganna.
 Contro me così tiranna
 Porporina non sarà.
 
 SCENA VII
 
 DORINDO, poi LISAURA
 
 DORINDO
 Sentimi, non è ver... Quasi mi spiace
805aver dato al meschin sì gran cordoglio.
 So per prova qual sia
 il tormento crudel di gelosia.
 Ma ecco la mia bella
 che a beare mi vien cogl’occhi suoi.
 LISAURA
810Dorindo, eccomi a voi.
 DORINDO
                                            Cara Lisaura,
 tutti siamo traditi. Ho discoperta
 una barbara trama;
 di spogliar Filiberto oggi si brama.
 Cornelio, il conte e ser Imbroglio uniti
815al vostro genitor fanno la lite.
 Dimani si farà l’aggiustamento
 e il caro negligente
 a Cornelio Cornuto,
 ch’è l’impostor più franco,
820ha dato un foglio sottoscritto in bianco.
 LISAURA
 Donde sapeste ciò?
 DORINDO
                                      Da uno scrivano
 di ser Imbroglio che a pietà s’è mosso
 e di voi e di me. Quello che stese
 la scrittura, per noi, del matrimonio.
 LISAURA
825Adunque, che sarà?
 DORINDO
                                       Ci ho rimediato.
 Vuo’ che l’ingannator resti ingannato.
 LISAURA
 Come mai?
 DORINDO
                         Sol mi basta
 che al vostro genitore
 sottoscriver facciate questa carta. (Cava dalla tasca un foglio)
830S’egli, ch’è negligente,
 senza leggerlo prima,
 oggi soscrive il foglio,
 scherniremo Cornelio e ser Imbroglio.
 LISAURA
 Tutto per voi farò. Già il padre mio
835si contenta che io
 vi prenda per mio sposo.
 DORINDO
                                                E questo è bene.
 Proffittarsi conviene
 della sua negligenza.
 Ditegli che la carta
840contien di nostre nozze il sol contratto.
 E vi metta il suo nome e il colpo è fatto.
 LISAURA
 Non vorrei d’un inganno
 esser tacciata poi.
 DORINDO
                                   Non dubitate.
 Questa è l’ultima moda,
845l’inganno, se va bene, ancor si loda.