Semiramide, libretto, Torino, Zappata, 1742

 FILIBERTO
 Io son contento.
 LISAURA
                                Ed io felice sono.
 DORINDO
 Donatemi la destra, il cor vi dono.
 FILIBERTO
1140Aurelia, andate tosto
 fuori di casa mia.
 AURELIA
                                   Poco m’importa;
 di già son maritata.
 CORNELIO
                                       V’ingannate.
 Se la roba non v’è più non vi voglio.
 Non va l’obbligazione.
 AURELIA
1145Voi mi sposaste senza condizione.
 Voglia o non voglia, alfin vostra son io.
 CORNELIO
 Ho fatto un bel guadagno da par mio.
 FILIBERTO
 Se speraste goder, soffrite il danno,
 sopra l’ingannator cade l’inganno.
 PORPORINA
1150Pietà, signor padron.
 PASQUINO
                                         Misericordia.
 FILIBERTO
 Siete qui disgraziati?
 Ancor per questa volta
 vi siano i vostri falli perdonati.
 CORO
 
    Chi lieto giubila,
1155chi tristo geme,
 chi piange e freme,
 chi lieto sta.
 
    Dolente è il core
 del traditore.
1160Ma l’innocente
 godendo va.
 
 Fine del dramma
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 IL NEGLIGENTE
 
 
    Dramma giocoso per musica di Polisseno Fegeio, pastor arcade, da rappresentarsi nel teatro Formagliari il settembre dell’anno 1754.
    In Bologna, per il Sassi, successore del Benacci, con licenza de’ superiori.
 
 
 ATTORI
 
 FILIBERTO benestante, ricco e negligente
 (signor Francesco Carattoli)
 LISAURA sua figlia
 (signora Giovanna Baglioni)
 AURELIA orfana in casa di Filiberto
 (signora Francesca Santarelli Buini)
 PORPORINA serva di Filiberto
 (signora Clementina Baglioni)
 PASQUINO servo di Filiberto
 (signor Francesco Baglioni)
 DORINDO amante di Lisaura
 (signora Violante Masi)
 CORNELIO amante di Aurelia
 (signor Giacomo Caldinelli)
 UN CONTE che non parla
 
 
 LI BALLI
 
    Sono d’invenzione e direzione del signor Paolo Cavazza, eseguiti dalli seguenti: signora Anna Lapi, signor Paolo Cavazza suddetto, signora Teresa Narici, signor Pietro Marvaldi, signora Lucia Santarelli, signor Vincenzo Monari, signora Giacomina Bonomi, signor Giovanni Belmonte.
 
 
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Sala corrispondente a diverse camere della casa di Filiberto.
 
 FILIBERTO a sedere e LISAURA
 
 FILIBERTO
 Possibile che un giorno
 non posso star senza pensare a niente!
 Con questo tutto il dì rompermi il capo,
 figlia troppo crudele,
5mi farete morir. Voi lo sapete,
 io bramo la mia pace,
 faticare e pensar m’annoia e spiace.
 LISAURA
 Ah caro padre, come mai potete
 goder la vostra pace
10con una lite intorno
 che se noi la perdiamo
 miserabili affatto oggi restiamo.
 FILIBERTO
 E ci ho da pensar io?
 Vi pensi il mio causidico.
15Egli sa il suo mestiere;
 io lo pago e non voglio altro pensiere.
 LISAURA
 Quant’è che a ritrovarlo non andate?
 FILIBERTO
 Stamattina v’andai.
 LISAURA
                                       Lodato il cielo;
 gli parlaste? Che ha detto?
 FILIBERTO
20Era uscito di casa.
 LISAURA
 Non la finite mai d’uscir di letto.
 Mai ben le cose vostre andar non ponno.
 FILIBERTO
 Oh che dolce dormir quando s’ha sonno!
 LISAURA
 Ho a dirvi un’altra cosa.
 FILIBERTO
25Oimè non m’annoiate.
 LISAURA
 Voi vi tenete in casa
 quell’impiccio d’Aurelia
 e non si sa perché.
 FILIBERTO
                                     Morto è suo padre,
 me l’ha raccomandata.
 LISAURA
30Mi rassembra però troppo sfacciata.
 Eh mandatela via.
 FILIBERTO
                                    Ci penseremo.
 LISAURA
 Un’altra cosa sola,
 se mi date licenza,
 vi dico e me ne vado.
 FILIBERTO
                                         Oh che pazienza!
 LISAURA
35Io cresco nell’età. Son figlia sola,
 voi siete un po’ avvanzato
 ed ancor non pensate a darmi stato.
 FILIBERTO
 Oh ci è tempo, ci è tempo.
 Ci penseremo.
 LISAURA
                              (A far lo stato mio,
40se non ci pensa lui, ci penso io).
 
 SCENA II
 
 FILIBERTO, poi PORPORINA
 
 FILIBERTO
 Non basta il grande impaccio
 d’aver in casa figlie ed allevarle,
 pensar anche bisogna a maritarle?
 PORPORINA
 Serva, signor padrone.
 FILIBERTO
                                            O Porporina,
45come stiamo in cucina?
 PORPORINA
                                              Ho un’ambasciata
 di premura da farvi.
 FILIBERTO
                                        Io non ho voglia
 di sentire ambasciate,
 me la farai stassera.
 PORPORINA
                                       Oh non ci è tempo
 da perdere; signor, sentite...
 FILIBERTO
                                                      Oibò;
50che noia!
 PORPORINA
                    Ha qui mandato
 il causidico vostro...
 FILIBERTO
                                       Oh nome odioso!
 PORPORINA
 A dir che tostamente,
 anzi subitamente,
 vi portiate a palazzo...
 FILIBERTO
55Io? Eh non son sì pazzo,
 non mi vo’ incomodar.
 PORPORINA
                                            Vi fa sapere
 esser la vostra causa in spedizione.
 FILIBERTO
 Oh che bella ragione!
 Si spedisca. La nova aspetterò.
 PORPORINA
60Vi vorrà del denar.
 FILIBERTO
                                     Ne manderò.
 Senti. Ho un po’ d’appetito.
 Fammi una pietancina,
 cara mia Porporina.
 PORPORINA
 Ma spicciatevi prima il palazzista,
65o vestitevi e andate
 o almen qualche risposta a lui mandate.
 FILIBERTO
 Ehi Pasquino.
 
 SCENA III
 
 PASQUINO e detti
 
 PASQUINO
                             Signor. (Di dentro)
 FILIBERTO
                                             Vien qui.
 PASQUINO
                                                                 Non posso.
 FILIBERTO
 Perché?
 PASQUINO
                  Fo colazione.
 FILIBERTO
 Poverino! Ha ragione.
70Finisci e poi verrai.
 PORPORINA
 (Un più sciocco padron non vidi mai).
 FILIBERTO
 Bisogna compatir la servitù;
 tutto il dì s’affatica
 e vuol la carità
75che un’ora le si dia di libertà.
 PASQUINO
 Eccomi. Ho fatto presto?
 FILIBERTO
 Canchero! Tu sei lesto;
 sentimi; andar dovrai...
 Dove ha detto? (A Porporina)
 PORPORINA
                                A palazzo.
 FILIBERTO
80Anderai a palazzo,
 cercherai conto di messer Imbroglio.
 Portagli questa borsa,
 digli che si ricordi
 di sostenere in punto di ragione
85ch’io son chiamato alla sostituzione;
 digli che il testamento parla chiaro,
 che il testamento io l’ho
 e che quando bisogni il cercherò.
 Digli...
 PASQUINO
                Basta. Ih ih, che diavol fate?
90Tante cose in un fiato?
 Voi m’avete imbrogliato.