Semiramide, libretto, Torino, Zappata, 1742

 di core inavvertito
285senza filosofar piglian marito.
 Ma ecco che sen viene
 il signor Filiberto.
 FILIBERTO
                                    Bene, bene, (Verso la scena)
 si farà, si farà, non mi stancate.
 Oh Aurelina, che fate?
 AURELIA
290Benissimo starei,
 se fossi in grazia sua.
 FILIBERTO
 La mia grazia lo sai che tutta è tua.
 AURELIA
 S’accomodi un pochino.
 Guardate, poverino,
295egli è tutto sudato; (Lo asciuga col fazzoletto)
 si sarà affaticato.
 FILIBERTO
                                  Se lo dico;
 mi voglion far creppare.
 M’hanno fatto cercare
 una scrittura antica;
300l’ho cercata mezz’ora. Oh che fatica!
 AURELIA
 Eh, signor Filiberto,
 io so che vi vorrebbe
 per sollevarvi da cotanti affanni.
 FILIBERTO
 Sì, mia cara Aurellina,
305dite, che vi vorrebbe?
 AURELIA
                                           Una sposina.
 FILIBERTO
 Una sposina? Sì ma il matrimonio
 porta seco de’ pesi;
 il marito dev’esser diligente
 ed io sono avvezzato a non far niente.
 AURELIA
310Vi vorrebbe una moglie
 che sollevar sapesse
 dagli affari il marito.
 Un’economa esperta
 che sapesse di conti e di scrittura.
315Una che con bravura
 da sé sapesse spendere,
 comprar, cambiare e vendere,