Semiramide, libretto, Torino, Zappata, 1742

 che con i palazzisti
 sapesse favellare a tu per tu
320e sapesse frenar la servitù.
 FILIBERTO
 O il ciel volesse che una donna tale
 ritrovar io potessi!
 Non so dire per lei cosa facessi.
 AURELIA
 Per vendere e comprar son nata apposta.
 FILIBERTO
325Oh brava.
 AURELIA
                      So di conti e di scrittura
 e nell’economia son ben sicura.
 FILIBERTO
 Come sei tu informata
 di palazzo e di lite?
 AURELIA
 Oh che cosa mai dite!
330So tutte le malizie
 ch’usano i palazzisti,
 per far le cose dritte apparir torte;
 e so andar, quando occorre, per le corte.
 FILIBERTO
 Tu sei una gran donna!
335(Davver, che quasi quasi
 io me la piglierei).
 AURELIA
                                     Quanto è baggiano!
 Spero che il laccio non sia teso invano.
 FILIBERTO
 Dimmi, Aurelia, inclinata
 sei tu pel matrimonio?
 AURELIA
                                             Oh signor no.
 FILIBERTO
340E s’io ti proponessi un buon partito?
 AURELIA
 Quando fosse il marito...
 Come sarebbe a dir...
 FILIBERTO
                                          Via, parla schietto.
 AURELIA
 Mi vergogno da vero.
 FILIBERTO
 Qui nessuno ci sente.
 AURELIA
345Quando fosse il marito come voi...
 FILIBERTO
 Tuo marito sarò, se tu mi vuoi.
 AURELIA
 Ma io povera sono e non ho dote.
 FILIBERTO
 Io te la farò.
 AURELIA
 E poi... signore... io so
350che graziosa non sono e non son bella.
 FILIBERTO
 Cara tu agli occhi miei sembri una stella.
 AURELIA
 
    Ognuna che vi mira
 osservo che sospira
 e che si liquefà.
 
355   Anch’io di voi m’accendo,
 eppure non l’intendo
 che accendersi e languire
 non sa che voglia dire
 la mia semplicità.
 
 SCENA IX
 
 FILIBERTO, poi LISAURA