Semiramide, libretto, Torino, Zappata, 1742

 FILIBERTO
360L’ho sempre detto ch’è una buona figlia
 Aurelia, di buon’indole e talento,
 e di prenderla in moglie io son contento.
 Ma quando? Eh si farà! Ma mi potrebbe
 fuggire dalle mani. Andiamo subito,
365pria che qualch’altro amor n’occupi il loco.
 N’andrò; ma pria vo’ riposarmi un poco. (Siede)
 LISAURA
 Signor padre, un affar di gran premura
 mi conduce da voi.
 FILIBERTO
 Di grazia andate e tornerete poi.
 LISAURA
370Il cielo mi presenta
 una buona fortuna.
 FILIBERTO
 Me ne rallegro assai.
 LISAURA
                                        Dorindo, il figlio
 di quel ricco mercante
 mi si è scoperto amante.
 FILIBERTO
375Benissimo, e così?
 LISAURA
                                     Mi brama in moglie.
 FILIBERTO
 Ne parleremo poi.
 LISAURA
 Volea venir da voi
 ma per non annoiarvi ei si trattiene.
 FILIBERTO
 In questo ha fatto bene;
380io non vo’ seccature.
 LISAURA
 Aspetta la risposta.
 FILIBERTO
                                      Aspetti pure.
 LISAURA
 Dunque, che gli ho da dire?
 FILIBERTO
 Per or se ne può ire.
 Ci penseremo, tornerà.
 LISAURA
                                             Ma quando?
 FILIBERTO
385Oh l’è lunga.
 LISAURA
                          Io stessa
 da lui ritornerò.
 FILIBERTO
 Da lui? Signora no.
 LISAURA
 Dunque anderete voi.
 FILIBERTO
 Non posso, non ne ho voglia.
 LISAURA
390La civiltà lo vuole;
 conosco il dover mio;
 se non ci andate voi ci anderò io.
 
    Padre mi sento, oh dio!
 l’alma dal sen dividere;
395cara, se vi son io,
 più non mi fate piangere;
 ah giusti dei lasciate
 tanto rigor con me.
 
    Di figlia e padre amante
400il dolce e caro nome,
 in questo amaro istante
 tormento mio sol è.
 
 SCENA X
 
 FILIBERTO, poi PASQUINO
 
 FILIBERTO
 Canchero! Dall’amante
 risoluta si porta. Andar conviene.
405Ma se sto tanto bene,
 perché ho da levarmi?
 Oh per ora non voglio incomodarmi.
 PASQUINO
 Son qui, signor padrone.
 FILIBERTO
 Ecco un altro tormento;
410non mi lasciano in pace un sol momento.